Così non va – IL CIRIACO

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Non è facile. Cosa? Tante cose. Giocare senza allenatore, parlando nello specifico della gara di ieri. Ma anche ritrovarsi con tantissimi casi positivi al covid-19, diversi ripositivizzati, mai la tranquillità necessaria per pensare semplicemente a giocare a calcio.
L’Avellino, che ieri ha malamente perso a Francavilla Fontana contro la Virtus (QUI IL RACCONTO) di attenuanti legate al contesto ne ha eccome.

Poi, però, ci sono le responsabilità. La situazione è difficile, chiaro, ma quel che si chiede ai calciatori è di cercare di svolgere il proprio lavoro per 90′, con impegno e sacrificio. Cosa che nella gara di ieri, ma anche in diverse partite precedenti, non si è visto. Una squadra a tratti molle, a tratti passiva, come se aspettasse un gol caduto dal cielo. E non può sempre esserci il Maniero di turno che sblocca una partita con un gol incredibile.

Oltre alla mancanza di cattiveria agonistica, talvolta di attenzione (eccezion fatta per la gara di mercoledì scorso col Potenza, la difesa biancoverde è stata semplicemente terribile, tra espulsioni, rigori concessi e disattenzioni varie). Poi c’è la questione della rosa, che a fine mercato sembrava completa ma che, vuoi per i casi covid, vuoi per gli infortuni, vuoi perché non ce ne eravamo accorti, completa non lo è.

Perché la difesa (manca sempre Laezza infortunato, va ricordato) non dà garanzie, e gli 11 gol presi in altrettante partite lo dimostrano. L’attacco spesso latita (in 7 gare le reti sono state 0 o 1, solo in 4 sono stati segnati 2 o più gol) e il gioco non c’è. Questo perché Errico, l’unico giocatore dotato di dribbling nello stretto, passaggi illuminanti e tecnica non è praticamente mai stato disponibile, e un doppione in rosa non c’è. Perché De Francesco ci ha messo un po’ ad ultimare il rodaggio, e proprio adesso che stava facendo bene si è rifatto male, e nemmeno in questo caso esiste un calciatore in squadra con caratteristiche simili. Quando lui non c’è o non gioca come si deve si prova sempre a spostare il gioco sugli esterni, ma non essendoci laterali con grandi capacità di saltare l’uomo spesso ci si imbriglia lì.

Insomma, eccezion fatta per l’attacco (che resta tutt’altro che perfetto in rendimento), nelle altre zone del campo se viene a mancare un tassello la differenza c’è e si vede. Perché si potrebbe parlare anche di Aloi, unico con quella forza fisica e quella qualità messe insieme, ma anche di D’Angelo, di Adamo.

Insomma, tra atteggiamento spesso arrendevole, un gioco che non c’è (perché anche nelle vittorie il gioco non c’è mai stato) e una rosa incompleta o completa ma con alternative ben lontane dai titolari in fatto di qualità, i risultati sono per forza questi. Nella sessione di gennaio il patron Angelo Antonio D’Agostino dovrà necessariamente rimettere mani al portafoglio, perché le squadre insidiose nel girone C ci sono e sono numerose, e l’Avellino deve provare a stare più in su e a fare meglio dell’anno scorso. Non che l’impegno non sia stato profuso, perché la proprietà ha dovuto costruire la rosa partendo praticamente da zero, ma se gli obiettivi da raggiungere sono importanti, allora bisognerà fare di più.

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