Avellino e il tennis, Picardi: il contesto non ci aiuta, ma il futuro può essere incoraggiante – IL CIRIACO

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Avellino, a fronte di una conformazione da piccola città, ha una grande tradizione sportiva. Basti pensare agli esempi più lampanti, quali gli anni d’oro del calcio in serie A e le 19 stagioni in massima serie della Scandone. Ma lo sport, si sa ma spesso in questa nazione si dimentica, non è solo calcio e basket. Il tennis, ad esempio, in Irpinia è in netta crescita negli ultimi anni e le scuole tennis stanno finalmente iniziando a sfornare buoni talenti, oltre a riuscire nell’impresa di creare una “nuova tradizione” nel capoluogo irpino.

Un esempio lampante è La Tennis Academy, situata ad Avellino Est, che da anni lavora per il movimento, partendo dai bambini dai 3 ai 5 anni col baby tennis, passando per il mini tennis per i piccoli giocatori fino ai 9 anni, arrivando alla scuola tennis normale, aperta anche e soprattutto agli adulti, e la scuola di specializzazione. A capo dell’organizzazione Vincenzo Picardi, caposaldo del tennis irpino da ormai 30 anni, che con grandi sforzi è riuscito negli anni a far ottenere alla propria organizzazione il riconoscimento di Top School, una certificazione della Federazione che attesta la professionalità dell’attività svolta.

Per capire perché il tennis irpino sia comunque un po’ indietro rispetto al resto di Italia e per capire come si dovrebbe operare e come si opera per il movimento, lo abbiamo intercettato.

La vostra è un’attività ormai molto conosciuta che lavora da tanto in città, in questo momento avete qualche giocatore in rampa di lancio?

“Abbiamo dei ragazzi che si sono qualificati ai campionati italiani, su tutti Davide Festa dell’under 16 maschile, che ha fatto singolo e doppio andando molto bene fino a che non è stato fermato da un problema al quadricipite. Abbiamo Giorgia De Blasio, una under 11 convocata nella Coppa Berardinetti, una competizione a squadre molto prestigiosa organizzata dalla Federazione. Festa è stato a giocare a Bolzano, mentre Giorgia De Blasio ha giocato a Loano. Inoltre c’è anche Carmen Lettieri, una under 14 femminile che ha giocato ad Alessandria. Infine c’è Martina Picardi che ha vinto il titolo regionale a squadre di serie C e ora gioca in B. Senza dimenticare Mauro De Maio che ha avuto molti risultati importanti in questi ultimi mesi”.

 

Come mai non si riesce a creare un movimento unitario in città  visto che gli agonisti sono pochi?

“È una cosa molto difficile perché ogni club cerca di fare la propria squadra e il proprio team. Creare un movimento unitario è difficile perché ognuno lavora con quello che ha e al livello che gli compete. Noi siamo l’unico circolo in Avellino ad avere la certificazione di Top School, dataci dalla Federazione per quanto riguarda la qualità dell’insegnamento. Questo titolo ci rende molto orgogliosi perché in Campania ci sono solo due scuole tennis che possono fregiarsi di questa certificazione (l’altra è ad Agnano) e in tutta Italia ce ne sono solo 20. La certificazione, è giusto chiarirlo, arriva perché abbiamo uno staff nutrito e specializzato: un tecnico nazionale di quarto livello europeo (il sottoscritto), coadiuvato dai preparatori fisici di secondo grado della Federazione e da un mental coach e da un nutrizionista. La nostra è una organizzazione ben strutturata”.

A livello giovanile, però, ad Avellino il tennis non sembra aver preso piede come in altri sport quali il calcio e il basket. Come mai accade questo?

“È in primis una questione di popolarità dello sport. Non c’è ancora il campione, né la serie A come nel calcio o nel basket. Abbiamo sfornato qualche buon giocatore come Massimo Capone, ma non stiamo parlando di fenomeni assoluti. Io ho la sfortuna di essere il più anziano tra i maestri ad Avellino e ho cercato molto di inculcare il concetto di popolarità dello sport, invogliando tutti a giocare, dai più piccoli fino agli adulti. Noi stiamo lavorando per portare il tennis anche nelle scuole, con iniziative ad hoc con gli istituti, e cerchiamo di sfruttare qualsiasi tipo di occasione per mostrare il gioco, anche portandolo in strada quando possibile. Devo dire, però, che anche molti altri club stanno facendo qualcosa in questo senso. È comunque inutile nascondere che per creare una struttura di livello c’è bisogno di investimenti, anche perché il tennis non vive in strutture comunali come il basket e il calcio ma in circoli che vengono creati grazie agli sforzi dei privati”.

C’è quindi questa voglia di concentrarsi sui giovani, cercando di sfornare qualche giovane talento.

“Il tennis alla fine dei conti è uno sport individuale ed è quindi molto impegnativo. Noi come Tennis Academy vogliamo lavorare sul vivaio, creando nuovi talenti. Stiamo lavorando in questo senso da qualche anno e devo dire che i risultati sono soddisfacenti. Detto questo non voglio esaltare troppo il concetto dell’agonismo, perché noi facciamo tennis per tutti, ma se c’è qualche ragazzo che vuole vivere il sogno noi siamo pronti per supportarlo”.

Prima parlava di Massimo Capone. Ma come mai un giocatore irpino arrivato a quei livelli adesso ha deciso di continuare la sua attività a Roma?

“È una questione di opportunità. In città come Torino o Roma hai la possibilità di confrontarti con un ambiente più aperto e pronto. Anche io ho avuto negli anni ’80 delle proposte tutte sopra Roma. Le ho valutate ma volevo creare qualcosa qui, dato che quando ero ragazzo io avevo frequentato dei corsi con Claudio De Feo, ma non esisteva una vera e propria scuola tennis. All’epoca dovevo spesso andare a Napoli per giocare, e da lì ho avuto il desiderio di creare qualcosa di simile qui ad Avellino. Questo va considerato uno sport giovane per Avellino, specialmente dal punto di vista della fuoriuscita di talenti. Ho iniziato in un campo di basket con una rete fatta fare ad hoc da un fabbro, ma adesso ci sono finalmente i presupposti per crescere anche dal punto di vista professionale. La storia dello sport cittadino, d’altronde, mostra chiaramente come tutti gli sponsor si affannino per il calcio e per il basket, mentre per il tennis fino ad ora non è successo. Sono convinto, però, che con le giuste strutture adesso abbiamo le condizioni per fare uno step in avanti”.

Lei stesso ha parlato dei suoi viaggi verso Napoli per giocare. In questo momento San Giorgio del Sannio e Napoli hanno strutture molto avanzate, mentre Salerno ha un enorme bacino d’utenza anche in mancanza di strutture al livello di quelle nel napoletano. Avellino soffre questa concorrenza? E perché non si prova a fare qualcosa di più per collaborare?

“Le nostre realtà, ad oggi, camminano di pari passo con quelle delle altre Province. Un termometro importante è proprio la Coppa delle Province, ovvero un torneo per bambini dai 10 ai 12 anni. In questa coppa, negli ultimi anni, Avellino è sempre seconda. Questo significa che abbiamo una fascia di prodotto tennistico che compete con Napoli e vince contro Salerno, Benevento e Caserta, dove c’è molta più tradizione e hanno a disposizione un bacino d’utenza maggiore. Questo significa che qui c’è grande qualità, oltre che grande rispetto delle regole. Manca l’ultimo step ma devo dire che tutti ci stiamo lavorando e i risultati lo mostrano”.



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