Ascolese: nel romanzo un omaggio ai patrioti del nostro Risorgimento. I loro valori sono gli stessi che celebriamo il 25 aprile

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Non c’è nessuna chiave nostalgica nella ricostruzione del Sud dei Borboni che consegna Gina Ascolese. C’è piuttosto la capacità di fondere leggerezza e profondità, attraverso il punto di vista degli sconfitti”. Lo sottolinea lo scrittore Franco Festa nel soffermarsi su “Nozze, carrozze e re – I Borboni nel 1959”, edizioni Valle del Tempo, presentato questo pomeriggio al Circolo della stampa. Punto di partenza il viaggio in carrozza compiuto da re Ferdinando e Maria Teresa dalla reggia di Caserta con figli, seguito e  servitù, per andare a ricevere in Puglia Maria Sofia di Wittelsbach, splendida diciottenne bavarese selezionata tra una rosa di nobili candidate alla mano del principe ereditario Francesco.

E’ il professore Mario Gabriele Giordano a sottolineare la capacità dell’autrice di entrare dentro la storia attraverso la fusione di farsa, commedia e tragedia, in cui le vicende dei singoli individui si intrecciano a quelle della collettività. Continui i riferimenti al dialetto, da quello irpino a quello napoletano, fino a quello siculo, così da conferire verosimiglianza alla vicenda, se è vero che re e regina, Ferdinando II e Maria Teresa, parlavano solo in Napoletano. Franco Festa ci ricorda come “il pretesto del viaggio da Napoli a Bari consente all’autrice di parlare di quello che erano Napoli e il Mezzogiorno sotto i Borboni. Centrale anche il racconto  della condizione degli oppositori del carcere di Montefusco, nel ricordo dei patrioti che lottarono contro Ferdinando. Ho letto questo libro anche come un omaggio a Celestino Genovese, che ricostruisce la storia del territorio attraverso l’uso della finzione”. Un percorso che si conclude con una chiave drammatica con la malattia di Ferdinando e un sentimento di pietas”

Bianca Maria Palladino si sofferma sul viaggio che caratterizza il romanzo, in una terra segnata da freddo e arretratezza “La narrazione ci ricorda che l’Unità d’Italia non fu un processo realizzato ex abrupto, se è vero che già nel 1700 esistevano i primi tentativi di codificazione del diritto”. Quindi pone l’accento sulla capacità di sintesi dell’autrice che si cimenta in un romanzo storico, genere particolarmente caro agli uomini “I dettagli storici si fondono i personaggi frutto di fantasia”. Lo storico Silvio De Majo spiega come un romanzo come quello di Ascolese ci consente di “comprendere meglio quella pagina della nostra storica che è stato il Risorgimento. E’ chiaro che dietro questo romanzo c’è la lezione di Raffaele De Cesare con il suo “Fine di un regno””. E sottolinea come lo stesso re finirà per essere vittima della sua politica che non aveva fatto realizzare nessuna linea ferroviaria da Napoli in Puglia”. E’ quindi Ascolese a spiegare come nasca il romanzo “Mi sono appassionato alle storie dei prigionieri politici, che volevano essere ricordati per ciò che avevano fatto. In tanti non vorranno chiedere la grazia. I protagonisti del Risorgimento incarnano i valori che ritroveremo nella Resistenza. Mi interessa la storia come portatrice di grandi valori che si sono incarnati nei valori della resistenza e die principi costituzionali”. E ricorda di aver dato un’anima a un personaggio sempre e allegro come il re. Solo di fronte alla malattia, si allontanerà da una fede intesa come superstizione.

 


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