Affitto: bonus finiti, ma puoi chiedere la riduzione del canone, ecco come fare

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Attraverso la riduzione del canone di affitto si può risparmiare subito sulle spese di locazione: ecco come funziona l’aiuto.

Il Governo Meloni non ha rifinanziato il fondo che aiuta a pagare le spese per l’affitto nato con una legge del 1998. Ma il fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione non è l’unico strumento previsto dallo Stato per supportare chi ha difficoltà a pagare un canone di affitto. Nel caso in cui si soddisfino determinati requisiti e si faccia domanda presso il proprio Comune, è infatti possibile accedere a vari bonus dedicati agli affitti.

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Inoltre, confrontandosi direttamente con il locatore, è sempre possibile chiedere la riduzione del canone di affitto. Non bisogna dunque fare richieste formali e scritte, né richiedere agevolazioni a enti statali o locali. Per risparmiare ci vuole l’approvazione del proprietario.

E il problema è proprio questo. Non sempre il confrontarsi sinceramente e direttamente con il proprietario di casa porta a un’equa diminuzione della spesa di affitto. Ecco perché, in caso di rifiuto di un accomodamento, nel caso in cui si riscontrino alcuni casi specifici, è possibile rivolgersi al giudice.

Tale richiesta, mossa dal conduttore, può essere presentata in conseguenza a eventi imprevisti che non gli permettono di onorare l’impegno economico col proprietario di casa. E quali sono questi eventi? Quali motivi, dunque, permettano di ottenere una riduzione?

Tra gli eventi che danno accesso alla richiesta di riduzione del canone di affitto possono esserci il licenziamento e la cassa integrazione. E fra i motivi che giustificano tale richiesta possono esserci anche questioni relative allo stato della casa. Se, per esempio, l’immobile presenta delle problematiche oggettive non emerse nel corso del primo o del secondo sopralluogo, l’affittuario può chiedere uno sconto.

Come ottenere una riduzione del canone di affitto: l’iter legale

La riduzione del canone di affitto può essere temporanea o permanente. Quella momentanea si ottiene quando l’affittuario ha un impedimento lavorativo, oppure di altra natura, che gli impedisce, nonostante la buona volontà, di versare l’intero importo dell’affitto.

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La riduzione permanente, valida fino alla scadenza del contratto e prima di un possibile rinnovo, può nascere da un problema oggettivo che penalizza l’affittuario nella fruizione del bene. Cioè difetti evidenti o problematiche chiare che svantaggiano l’affittuario.

Se il proprietario non viene in aiuto all’affittuario si possono perseguire le vie legali: sarà il giudice a stabilire il giusto valore dell’affitto. Attenzione, però: durante tutta la fase dell’iter legale, l’affittuario è comunque tenuto a versare regolarmente il canone concordato.



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