A Guardia Lombardi “Gli oggetti narranti”, prende via il patrimonio del Museo

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Sarà presentato domenica 24 settembre a Guardia Lombardi il progetto “Gli oggetti Narranti”. Un progetto che nasce dalla collaborazione tra il “Museo della delle tecnologie, della cultura e della civiltà contadina dell’Alta Irpinia” di Guardia Lombardi e il “Centro Studi Nicola Vella”.  Fortemente voluto dall’Amministrazione comunale e finanziato dalla Regione Campania, sceglie di mettere al centro del percorso non il patrimonio materiale ma le persone.  A illustrare il progetto il sindaco Francescantonio Siconolfi, il direttore del Museo Federico Magnotta, il professore Rocco Pignatiello, presidente Centro studi Nicola Vella, Vito Di Paola, consigliere comunale con delega al turismo. Relazionerà l’antropologo  Antonio Severino. Coordina il consigliere Giovanni Montemarano

Partendo dal patrimonio culturale custodito nel Museo, composto da più di 800 fotografie e numerosi reperti legati alle attività produttive e all’uso comune della civiltà contadina, è stato portato avanti un lavoro di ricatalogazione, seguendo dei criteri utili alla successiva digitalizzazione delle schede e al loro utilizzo per la costruzione di un sito web finalizzato alla valorizzazione, fruizione e divulgazione dei beni catalogati. Questi beni saranno presentati ai cittadini non solo utilizzando la forma descrittiva canonica, ma anche attraverso la costruzione di una narrazione che leghi ad ogni oggetto il racconto esistenziale delle persone che l’utilizzavano. Il lavoro si è svolto con un approccio etnografico, grazie soprattutto alla collaborazione del prof. Antonio Severino, antropologo culturale dell’Università di Salerno e vice presidente del “Centro studi Nicola Vella”, volto a formare sul territorio una rete di relazioni per reperire le informazioni utili a costruire i diversi percorsi di narrazione dell’oggetto.

Il progetto dunque si presenta come un esperimento pilota sulla costruzione di un percorso di fruizione del patrimonio museale locale attraverso l’aumento della realtà del bene culturale stesso. Un percorso multimediale, che porta i reperti a parlare di loro stessi e della realtà storica dalla quale provengono e nella quale avevano funzione attiva e produttiva, permette non solo di vitalizzare l’oggetto stesso ma di rendere più fruibili le specificità storiche, economiche e sociali di cui il bene è stato protagonista. Le attività innescate da questo progetto permettono di fornire al museo una nuova missione legata alla ricostruzione della narrazione di ogni reperto e quindi al coinvolgimento di tutto il territorio e delle comunità di cui il museo vuole raccontare la storia. Il museo potrebbe diventare veicolo di promozione delle specificità locali ed elemento per la costruzione di una consapevolezza territoriale nuova da parte dei cittadini che devono essere primi promotori dei loro patrimoni.

“Si tratta per ora di un primo passo e per lo più “controcorrente” . sottolineano dal Centro studi Nicola Vella – se consideriamo che negli ultimi anni l’attenzione dei governanti è stata rivolta soprattutto sulle grandi città d’arte e sui pochi grandi musei. Attenzione ossessiva che attraverso un turismo predatorio   rischia di danneggiare città come Venezia, Firenze, Napoli. A volte, come ci racconta la storia dell’arte, dal corpo diffuso della provincia, dai margini, può venire l’innovazione, che rovescia le gerarchie e i rapporti di forza.  La novità di questo progetto è che al centro ci sono le persone e non i reperti o i monumenti: non sono gli oggetti a dare senso alle persone, ma le persone agli oggetti”.

 


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