Traffico, auto incolonnate, scooter che serpeggiano tra le corsie, semafori e precedenze: per chi ha scelto la mobilità green, spostarsi in bicicletta, soprattutto in città, può trasformarsi in una prova di “sopravvivenza”. Codice della strada ben chiaro in testa, ecco alcuni comportamenti che puoi adottare a tua tutela. Ce li spiega Enrico Chiarini, consigliere nazionale Fiab e ingegnere esperto di ciclabilità.
Dove non c’è la pista ciclabile
Sulle strade o i tratti che, in città, ne sono privi, si tende istintivamente a stare o a ridosso del limite della carreggiata oppure, per essere meglio visibili, più verso il centro. La regola dice: come ciclista, devi pedalare in prossimità del margine destro; questo, però, non significa sulla riga bianca di delimitazione, oppure troppo vicino al ciglio o al cordolo del marciapiede, perché il manto stradale sconnesso, il dislivello dell’asfalto o creato dai tombini possono farti sbandare oppure perdere il controllo della bicicletta provocando situazioni di rischio.
Il consiglio: meglio transitare a una certa distanza dal limite stradale; potrebbe anche essere mezzo metro, per garantirti margini sufficienti di manovra verso destra in caso di scarti imprevisti. Ha anche un effetto deterrente sugli automobilisti: chi guida l’auto è più propenso a rallentare e a sorpassare moderando la velocità. Questa distanza “di sicurezza” diventa fondamentale nei pressi di aree di parcheggio, perché ti tutela da uno degli incubi del ciclista urbano: la portiera di un’auto che, improvvisamente, si apre davanti a te.
Bici in ordine ed efficiente
Oltre a freni e campanello (che è obbligatorio) funzionanti, controlla regolarmente lo stato delle gomme: con le ruote gonfie riduci il rischio di forature, rendi la tua pedalata più efficiente e migliori il controllo. Inoltre, in città, scegli un rapporto morbido, che “fa girare” le gambe e ti aiuta ad affrontare con agilità l’alternarsi di frenate e ripartenze che, spesso, caratterizza le pedalate nel traffico. Sarai meno veloce, ma a vantaggio delle prontezza di riflessi in caso di imprevisti.
Un’attenzione particolare meritano le luci, anteriori, posteriori e i catarifrangenti sui pedali. La legge prevede che abbiano determinate caratteristiche per renderti visibile e che il faro davanti, soprattutto, sia in grado di illuminare bene fino a una certa distanza. Tienilo presente quando le acquisti o devi sostituirle, magari facendoti consigliare in una ciclofficina. E non aspettare il tramonto per accenderle, va fatto ogniqualvolta non ci siano condizioni sufficienti di illuminazione.
Inoltre, in città, sulle strade poco illuminate, potrebbe essere utile indossare il giubbino catarifrangente. Anche se non è obbligatorio. Lo è invece in ambito extraurbano nelle ore notturne o in caso di scarsa visibilità. Tra le dotazioni in più, puoi considerare lo specchietto retrovisore: non è previsto dal Codice ma riduce il rischio di distrazione, per esempio durante un sorpasso o una svolta. Capitolo casco: in Italia non è obbligatorio, salvo durante le competizioni. Però può essere una protezione ulteriore, soprattutto in caso di caduta accidentale. A te quindi la scelta se indossarlo o meno, a seconda del contesto in cui ti trovi a pedalare.
Al semaforo: le case avanzate
In attesa del verde, sfrutta lo stop previsto per le bici ove segnalato sulla strada: a destra, di solito vicino al cordolo, un breve tratto di pista ciclabile consente ai ciclisti di superare le auto incolonnate al semaforo e di posizionarsi davanti. Si chiama “casa avanzata”. Anche quando questo spazio “di sicurezza” non è disegnato sull’asfalto, se si riesce è meglio comunque aspettare avanti, in modo così da assicurarsi quel vantaggio che ti rende più visibile e ti permette di ripartire senza rischi. A maggior ragione se devi svoltare, perché ti consente di occupare la carreggiata in una posizione che facilita la manovra.
Attenzione: sempre segnalare le svolte, usando le braccia come frecce. Non sottovalutare l’efficacia dei segnali manuali: nelle strade strette, per esempio, con il cenno di una mano puoi dare il via libera all’automobilista per un sorpasso o, al contrario, indicargli di attendere quando avrà più spazio.
L’angolo cieco: come regolarsi
Si definiscono così le zone, attorno a un veicolo, che non possono essere viste direttamente dal conducente, cioè una zona non coperta né dal campo dei retrovisori, né dalla vista. Tipicamente, è la parte destra per un veicolo con guida a sinistra. Ne consegue che, se non ci sono spazi riservati al ciclista, devi fare massima attenzione quando pedali vicino a un mezzo pesante (camion, compreso quello della nettezza urbana, mezzi con rimorchio, autobus). Questi mezzi hanno dei punti in cui la visualizzazione della strada è limitata, l’autista non riesce cioè a vedere chi staziona o transita vicino. Ecco perché a Milano hanno reso obbligatorio, per entrare in città, la dotazione di sensori, strumenti sonori che fungono da allarme.
Qual è il comportamento più sicuro in bici? Non conoscendo reciprocamente ed esattamente le condizioni e le intenzioni di manovra (mezzo pesante versus bici e viceversa), l’avvicinamento ad un mezzo pesante è sempre rischioso. Potresti affiancarti ma solo se, in caso di svolta o di incrocio della traiettoria di marcia, hai chiaramente abbastanza spazio per manovrare e buone condizioni di visibilità. Altrimenti conviene stare a debita distanza e pedalare o sostare sempre rispettosamente dietro o visibilmente davanti ai veicoli. È vero, puoi finire nell’angolo cieco anche se pedali nella stessa direzione del mezzo pesante ma la condizione di rischio si crea quando uno dei due, ciclista e autoveicolo, o entrambi svoltano.
In due si può, ma solo a certe condizioni
Sì, il codice della strada consente di pedalare affiancati: in città, massimo in due, ma solo se consentito dalle condizioni del traffico. Il buonsenso consiglia di evitarlo nelle ore di punta, ma in orari meno trafficati o in una strada periferica puoi farlo lasciando il passo ai mezzi intenzionati a sorpassarti, quando necessario. In ambito extraurbano, invece, sempre in fila indiana. Ti puoi affiancare solo a un minore di 10 anni, che pedala alla tua destra. In realtà, succede di pedalare vicini per le strade “di campagna”, dove il traffico è molto limitato. In questi casi, presta massima attenzione e torna in fila indiana se le condizioni lo richiedono.
Auricolari sì, ma con criterio
Uso ma non abuso. La norma stabilisce che, circolando per strada, bisogna semper avere “adeguate capacità auditive” a entrambe le orecchie. Va da sé che ascoltare musica a tutto volume attutisce i rumori, alterando la percezione di quel che succede. Per questo sono vietate le cuffie sonore, quelle che isolano dall’esterno. Per gli auricolari, il consiglio è di usarli per un solo orecchio e con prudenza, perché devi garantirti i decibel necessari, specialmente in città, per mantenere la giusta attenzione. Anche perché, per esempio, rischi di non sentire l’avvicinarsi di moto e auto elettriche, più silenziose.
Immettersi nella rotatoria
È un punto in cui, soprattutto su quelle trafficate, si è sempre sul “mi butto? non mi butto”? Il suggerimento dell’esperto, che l’ha sperimentato persino sulla rotonda di Piazza della Bastiglia a Parigi: quando ti immetti non lanciarti verso il centro della carreggiata, fallo rimanendo moderatamente sulla destra, senza però “schiacciarti” sul lato, perché altrimenti rischi che le auto in transito limitino il tuo spazio di manovra. E, soprattutto, usa le “frecce”: quando entri in rotatoria, esponi il braccio sinistro; così lo segnali ai veicoli che provengono dalla tua sinistra, evitando che ti taglino la strada immettendosi prima di te. Quando invece devi uscire dalla rotonda esponi il braccio destro, la tua freccia. Questo evita (o dovrebbe farlo) il sorpasso da destra che, anche in questo caso, ti taglierebbe la strada. Sostanzialmente, lo scopo è comunicare agli altri veicoli le tue intenzioni di manovra.
Anche quando sei dalla parte giusta
Presta sempre attenzione quando attraversi un incrocio, indipendentemente dal tuo diritto di precedenza o meno. Ci può essere sempre qualcuno alla guida distratto o meno attento. Ecco che allora entra in gioco il “contatto visivo”, cioè cercare di intercettare gli occhi di chi è alla guida. Vedersi vicendevolmente significa che entrambi avete focalizzato l’attenzione su quello che succede in strada. Inoltre, è dimostrato che cercare lo sguardo altrui, in questo caso dell’automobilista che sta guardando altrove, avrà l’effetto di catturarne l’attenzione: va infatti a stimolare la reazione dell’amigdala, quella parte del cervello relativa all’istinto e che si attiva quando ci si sente osservati. È un retaggio dell’uomo primitivo che doveva guardarsi dagli innumerevoli pericoli.
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