E’ un confronto che si carica di un valore forte quello dedicato a “Musica Mentre” di Carlo Crescitelli perchè segna la ripartenza per l’Acib-l’Associazione Italo-Britannica, guidata dalla professoressa Lina Nigro, dopo gli anni di pausa imposti dal Covid. “E’ un incontro speciale perchè finalmente torniamo a programmare e a guardare al futuro. Purtroppo, dobbiamo fare i conti con la mancanza di una sede, a causa dei lavori in corso alla Casa della Cultura Victor Hugo. Di qui l’appello all’amministrazione comunale a trovare al più presto uno spazio che possa ospitarci”. Un appello raccolto dal sindaco Gianluca Festa, che ha voluto portare il proprio saluto all’associazione garantendo il massimo impegno per trovare al più presto una sede adeguata. “La casa della cultura Victor Hugo – spiega Festa – diventerà sede del Comune mentre Palazzo di Città diventerà sede universitaria. Stiamo riorganizzando la città, dagli spazi alle tradizioni alla cultura. Sappiamo che è nostro dovere sostenere associazioni come l’Acib per il loro impegno nel mantenere vivo il tessuto socio-culturale locale”.
E’ quindi Dublino a diventare protagonista del confronto. Dublino come luogo dell’anima, in cui ogni strada sembra richiamare il mito di Joyce, dall’Ulisse ai Dubliners e insieme come viaggio nella propria memoria. Lo sottolinea il preside Virgilio Iandiorio, ponendo l’accento sul linguaggio diretto di Crescitelli, sulla sua capacità di far rivivere il mondo delle band di una volta, attraverso personaggi eccentrici ma che conquistano il lettore. Inevitabile il riferimento a Joyce con i suoi flussi di coscienza e una tecnica narrativa capace di mettere a ura prova il lettore. E ricorda come Salvatore Battaglia nel rendere omaggio a De Sanctis scelse proprio di parlare di Joyce.
Crescitelli racconta il suo amore per Dublino “Polverosa e decadente proprio come la raccontava Joyce, dove avevo anche immaginato di comprare casa ma solo per un’ansia voyeuristica.
Ero ossessionato dal desiderio di vedere come fossero le case delle famiglie irlandesi, mi sono trovato di fronte a pareti di cartone e moquette scollate”. Spiega come “i personaggi della band alle prese con un concerto che non sanno se riusciranno a tenere sono un chiaro richiamo agli anni del posterremoto in cui ad Avellino io e i miei amici avevamo messo su un gruppo con un’idea di musica che aveva a che fare col caos. Il nostro girovagare era una costante ricerca di qualcosa proprio come capita ai protagonisti del romanzo”. E confessa come “Dublino è una città magica, in cui può capitare che qualcuno preveda anche il luogo della tua morte”
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