TMS, che cos’è la stimolazione magnetica transcranica

0
86


di Giorgia Martino

Una persona su otto soffre di disturbi mentali: è quanto risulta dal World Mental Health. Transforming mental health for all, il Rapporto dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dedicato alla salute mentale, pubblicato a giugno 2022. Che si tratti di ansia, depressione, dipendenza o disturbi più gravi, le stime però sembrano aumentate rispetto agli anni precedenti, probabilmente anche a causa di eventi mondiali (come la la pandemia) che hanno esasperato malessere generale e senso di precarietà.

Tuttavia ricercare la ragione del male di vivere esclusivamente negli avvenimenti esterni sarebbe un errore: ci sono molti altri fattori da non sottovalutare, come la storia personale, quella familiare, ma anche cause neurobiologiche strettamente individuali che coinvolgono neurotrasmettitori e livelli ormonali. Inoltre, non sempre un periodo di psicoterapia può essere risolutivo e, nei casi più gravi, è possibile andare incontro a disturbi mentali resistenti persino ai farmaci.

Laddove tutto sembra perduto, dalla ricerca è disponibile una metodica che si propone di riuscire dove altri metodi hanno fallito: la stimolazione magnetica transcranica (TMS, acronimo che deriva dall’inglese transcranial magnetic stimulation). Si tratta di una procedura non invasiva che utilizza dei campi magnetici per stimolare le aree del cervello, al fine di migliorare i sintomi di alcuni disturbi. A parlarcene è il dottor Simone di Pietro, psichiatra a Roma.

Quali problemi cura la TMS

Nata negli anni ottanta per trattare i pazienti che avevano subito un ictus cerebrale, la TMS, viene utilizzata per risolvere disturbi psicologici che non rispondono ad altre forme di intervento. «Quelli psichiatrici e neurologici trattati attualmente sono vari, fra cui depressione resistente al trattamento farmacologico, disturbi ossessivo-compulsivi, Parkinsondemenza, dipendenza da cocaina e gioco d’azzardo», elenca il dottor Di Pietro, che sulla ludopatia ha anche aperto un portale web dove puoi accedere gratuitamente a una grande quantità di materiale informativo.

Il meccanismo della stimolazione magnetica transcranica è molto semplice: mira a stimolare o inibire specifiche aree del cervello tramite l’utilizzo di campi magnetici simili a quelli utilizzati dalla risonanza magnetica, andando a regolare umore e controllo degli impulsi. «Per migliorare i sintomi di depressione e dipendenze, la TMS stimola un’area cerebrale chiamata dorsolaterale prefrontale, aumentandone l’attività», spiega l’esperto.

La stimolazione magnetica transcranica viene valutata una scelta aggiuntiva quando psicoterapia e medicinali non hanno prodotto risultati soddisfacenti. «Generalmente è considerata come opzione di seconda o terza linea di trattamento in caso di depressione resistente. Per quanto riguarda le dipendenze, invece, si può vagliare come alternativa alle terapie farmacologiche solo se non ci sono disturbi psichiatrici concomitanti. Negli altri casi, è possibile utilizzarla anche in combinazione con farmaci e terapie psicologiche», continua lo psichiatra.

È importante, dunque, valutare caso per caso idoneità del trattamento, durata e applicabilità, con o senza metodiche farmacologiche o psicoterapeutiche in aggiunta. Vi sono protocolli diversificati sulla base di sedute e intensità degli stimoli, e la risposta al trattamento che può avere il singolo paziente è differente.

I risultati attesi sono un umore decisamente migliore e una riduzione del desiderio di cedere in maniera compulsiva alle dipendenze di cui si è schiavi. Tuttavia, anche i risultati variano a seconda delle caratteristiche di ognuno.

Come avviene una seduta 

La TMS funziona in modo molto semplice e comodo. «Durante una tipica seduta il paziente si accomoda su una poltrona, e tramite un magnete, vengono inviati degli impulsi al cervello», illustra il dottor Di Pietro. «La prima fase consiste nell’utilizzare degli impulsi singoli per regolare i parametri di stimolazione in base al paziente, attraverso una procedura chiamata rilevazione della soglia motoria. Quindi, si passa all’identificazione dell’area cerebrale da stimolare. La sessione vera e propria, invece, consiste nell’invio di impulsi magnetici ripetuti all’area selezionata», continua l’esperto.

Durante la seduta, a parte una sensazione di formicolio, non si avverte dolore: «Può durare dai 10 ai 40 minuti, a seconda di protocollo e patologia». Per quanto riguarda il numero di sessioni necessarie, dipende da disturbo trattato e risposta del paziente. Per la depressione, in genere, si effettuano sedute quotidiane per 4 settimane, mentre nel caso delle dipendenze il tempo si riduce a 2 settimane. Il tutto seguito da una sessione di mantenimento settimanale, per un paio di mesi.

Effetti collaterali blandi della TMS

Gli eventi avversi della stimolazione magnetica transcranica risultano generalmente leggeri e ben tollerati. «Quelli più comuni sono lievi e temporanei, come mal di testa, fastidio durante la seduta o un’irritazione cutanea nella zona del trattamento», elenca l’esperto. «Un evento raro, potenzialmente grave, è la crisi convulsiva, ma se le procedure sono seguite scrupolosamente le possibilità di questo effetto risultano estremamente basse. Come per ogni trattamento, però, prima della terapia è sempre importante discutere dei potenziali rischi e benefici con il proprio medico», mette in chiaro lo psichiatra. 

Infine, è fondamentale rivolgersi a veri esperti nel settore, in modo da valutare quanto il proprio caso possa trarre vantaggio dalla TMS. «Per garantire sicurezza ed efficacia del trattamento in caso di depressione e dipendenze, è consigliabile rivolgersi a centri autorizzati e specializzati in questi campi. Ciò include associazioni e professionisti con le certificazioni necessarie. Si raccomanda, inoltre, di evitare personale medico non specializzato o centri privi di una buona esperienza nella gestione di questi casi. In generale, è importante scegliere un centro con personale medico psichiatrico qualificato e abituato a trattare un alto numero di pazienti ogni anno», conclude il dottor Di Pietro.

Fai la tua domanda ai nostri esperti








Source link

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here