Sistema immunitario: se lo conosci gestisci meglio le allergie

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Mai come oggi il sistema immunitario è stato il protagonista delle nostre attenzioni. Basta guardare gli allestimenti delle farmacie per vedere come, accanto ai “soliti” antiacidi e antinfiammatori i nuovi protagonisti siano diventati gli integratori dedicati al grande gestore delle nostre difese. Che ha a che fare con i virus, ma anche con i pollini. È iniziata, infatti, la lunga fase delle allergie stagionali, e capire perché di colpo possono esplodere starnuti, congiuntiviti e respiro corto è strategico per sapere cosa fare.

A tal fine approfittiamo della consulenza di due esperti speciali.
Il primo è Philipp Dettmer, fondatore di Kurzgesagt (che tradotto significa “in poche parole”), il canale scientifico YouTube più seguito al mondo e autore di Immune. Viaggio nel misterioso sistema che ci tiene in vita 
(Rizzoli, 27 €, foto a destra). E poi una specialista in allergologia e immunologia clinica ospedaliera, Mona Rita Yacoub, coordinatore dell’Area allergologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele del Gruppo San Donato.

Come reagisce il sistema immunitario

Scrive Dettemer nel suo Immune: “​L’equilibrio del sistema immunitario è molto precario. Se non reagisce con forza sufficiente, anche le infezioni più piccole potrebbero trasformarsi rapidamente in malattie mortali e uccidervi. Ma se reagisce con troppa violenza, allora può fare più danni di qualunque altra infezione: il sistema immunitario è molto più pericoloso per la nostra sopravvivenza del peggior agente patogeno. Pensate a Ebola, una malattia piuttosto disgustosa e orribile che ci mette più o meno sei giorni per uccidere, mentre al sistema immunitario possono bastare quindici minuti scarsi. Le persone che soffrono di allergie toccano con mano questo lato oscuro della loro rete difensiva. Quando il sistema immunitario perde il controllo, diventa letale e ogni giorno uccide migliaia di persone per shock anafilattico”.

Ma perché il sistema immunitario fa una cosa del genere? Ce lo spiega Mona Rita Yacoub: «Il paziente allergico è una persona geneticamente predisposta per reagire in modo anomalo a delle sostanze innocue per la maggioranza degli altri, gli allergeni. Così alcuni di noi si sensibilizzano, cioè producono anticorpi contro questi “nemici”. Questa predisposizione genetica a produrre anticorpi appartenenti alla classe delle IgE nei confronti di agenti comunemente presenti nell’ambiente, come gli acari della polvere o i pollini, si chiama atopia. È molto frequente poi che una persona allergica abbia in famiglia parenti che hanno lo stesso problema: chi ha uno o più genitori allergici è probabile che lo diventerà anch’egli, ma abbiamo pazienti che sviluppano un’allergia senza familiarità.

I fattori ambientali sono infatti molto importanti e spiegano perché anche chi non ha familiarità per malattie allergiche può svilupparla, persino in tarda età. Si nasce quindi con una predisposizione e poi intervengono fattori che fanno sì che questa si esprima o meno. I principali sospettati sono l’inquinamento, ma anche le infezioni virali e la concentrazione dell’esposizione agli allergeni».

Non è mai troppo tardi

«L’atopia si esprime già nei primi anni di vita: il paziente tipico allergico ha la dermatite atopica, l’allergia al latte o alle uova o l’asma nei primi anni di vita, e poi da adolescente avrà la rinite», spiega l’allergologa. «Ma si diventa allergici a qualsiasi età: una persona può sviluppare una rinite a 60 anni perché per esempio ha traslocato in una zona in cui c’è l’ambrosia, un allergene molto forte al quale ci si sensibilizza anche con una “nuova” esposizione». 

Come si diventa “sensibili”

Scrive Dettmer: “La fonte della reazione ipersensibile immediata è nel sangue. Qui lavora la parte più fastidiosa del sistema immunitario: le immunoglobuline E, o anticorpi IgE. Potete dire grazie alle IgE per molte delle sofferenze legate all’allergia. Cosa fanno in realtà gli anticorpi IgE quando si scatena una reazione allergica? L’ipersensibilità avviene sempre in due fasi: prima dovete incontrare il vostro nuovo nemico mortale. E poi lo dovete incontrare di nuovo”. Commenta Yacoub: «Se ci si espone a un’alta dose di allergeni è più probabile diventare allergici, ma se questa esposizione è costante ma a basse dosi, si può sviluppare una tolleranza a quelle stesse sostanze. Questo succede per esempio a chi ha un animale domestico: con la coabitazione il nostro sistema immunitario può imparare a convivere col possibile allergene che quindi funziona un po’ come una terapia desensibilizzante o vaccino. La differenza la fa la costanza dell’esposizione e la bassa dose di allergene con la quale veniamo in contatto. Con i pollini, invece, oltre alla dose alta di allergene c’è anche il fattore dell’esposizione intermittente: vanno e vengono a periodi, e questa intermittenza non favorisce il processo di tolleranza, ma quello di sensibilizzazione».

I cibi più pericolosi dei pollini

Dettmer: “Subito dopo il primo morso è successo qualcosa di insolito, vi siete sentiti strani, tesi. Avete caldo e iniziate a sudare, le orecchie, la faccia e le mani sono gonfie, di colpo vi accorgete che faticate a respirare e andate un po’ nel panico. Mentre vi alzate gli amici chiedono se va tutto bene, ma vi dovete sedere immediatamente perché vi gira la testa”. Yacoub: «Con gli alimenti può verificarsi una reazione esponenziale in chi è allergico: nel caso di pazienti sensibilizzati ad alcune molecole allergeniche, le reazioni potranno verificarsi con gravità esponenziale ogni volta che si consuma quel cibo, e quindi i sintomi potranno andare dalla sindrome orale allergica (prurito al cavo orale) all’orticaria/angioedema con sintomi solo cutanei, fino all’anafilassi, reazione sistemica grave con coinvolgimento di più organi e possibile ipotensione o edema della glottide.

Esistono anche le reazioni crociate fra pollini e alimenti, che sono davvero molto frequenti. Queste però danno prevalentemente sintomi lievi: per esempio la persona è allergica alle graminacee e quindi quando mangia il pomodoro crudo (che contiene delle molecole in comune con i pollini) ha prurito al cavo orale. Queste molecole allergeniche però vengono denaturate con il calore e pertanto l’alimento viene tollerato se cotto. Per capire se siamo di fronte a pazienti con rischio di presentare gravi reazioni sono disponibili esami del sangue specifici che analizzano le molecole allergeniche coinvolte».

Cortisone “light” e farmaci biologici

Non trattare bene le allergie è molto pericoloso, avverte Dettmer in Immune: “Dato che ci sono molti mastociti nei polmoni, le reazioni allergiche che avvengono al loro interno possono diventare pericolose molto in fretta. Nel peggiore dei casi si può avere uno shock anafilattico, che può uccidere una persona nel giro di pochi minuti. Le reazioni allergiche non sono affatto uno scherzo”. «Per fortuna le cure e le linee guida su farmaci e immunoterapia allergene specifica (i cosiddetti vaccini) sono consolidate», commenta l’allergologa. «L’immunoterapia specifica, che consiste nel somministrare degli estratti allergenici a dosi ben determinate dell’allergene per 3-5 anni, viene fatta a persone con allergie respiratorie, cioè con riniti e asma ben controllata (se l’asma è grave non si può utilizzare l’immunoterapia specifica). Si può praticare per i pazienti allergici agli acari della polvere ma anche ai pollini.

I migliori candidati sono coloro che di solito hanno bisogno di usare molti farmaci in modo costante e per intere stagioni per controllare i sintomi: in questi casi l’immunoterapia specifica è la soluzione ottimale e porta a ridurre molto i sintomi e il consumo di farmaci. Il famoso cortisone, invece, usato a livello topico per l’asma e per la rinite è sicuro anche in fase di crescita del bambino e previene le riacutizzazioni, che sono poi quelle che richiedono l’uso di terapie con corticosteroidi sistemici e a volte anche l’accesso in Pronto soccorso e il ricovero ospedaliero. I corticosteroidi in pastiglie o per iniezioni devono essere usati il meno possibile perché hanno effetti collaterali a lungo termine: i pazienti con asma grave che hanno effettuato nel corso della vita vari cicli di cortisone possono avere già a 40-50 anni l’osteoporosi o altre complicanze. Quindi se il cortisone è necessario per il trattamento delle riacutizzazioni, come avviene nei casi di pazienti affetti da asma grave, dobbiamo valutare se sia possibile ricorrere ai farmaci biologici, che prevengono l’infiammazione attraverso vari meccanismi di blocco delle citochine mediatrici dell’infiammazione o delle stesse IgE».

Il ruolo dello stress

Qual è l’effetto dello stress sul sistema immunitario? Spiega Dettmer: “Uno degli adattamenti allo stress è quello di accelerare certi meccanismi immunitari e contemporaneamente rallentarne altri…”. Parlando in generale, pare che lo stress cronico ostacoli la capacità del corpo di spegnere le infiammazioni e provochi un’infiammazione cronica. E come abbiamo visto prima, un’infiammazione cronica è legata a un rischio maggiore di contrarre numerose malattie, dal cancro al diabete, alle malattie cardiache e autoimmuni, così come a una fragilità generale e a una maggiore probabilità di morte.

Lo stress rilascia anche ormoni come il cortisolo che disattivano e indeboliscono il sistema immunitario, rendendolo meno efficace nel fare il suo lavoro. Le ferite guariscono più lentamente, le infezioni sono più propense a scoppiare e a causare malattie. Lo stress cronico significa un rilascio cronico di cortisolo. Una connessione piuttosto forte è stata fatta anche negli ultimi anni tra l’insorgere di malattie autoimmuni e lo stress. E lo stress sembra anche essere uno dei molti fattori di rischio per la progressione dei tumori.

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