Rientrato l’allarme bomba alla Cisl, resta quello sociale: il racconto della giornata – IL CIRIACO

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Avellino- L’allarme bomba alla sede Cisl di via Circumvallazione rientra dopo una mattinata di paura ed ansia (leggi qui). Increduli i trenta dipendenti del sindacato che si trovavano in sede al momento dell’arrivo dei Carabinieri ai quali un telefonista anonimo, intorno alle 10.30 aveva chiamato per annunciare la presenza di un ordigno in sede.

Sono scesi tutti in strada in fretta e furia, lasciando borse e zaini nei propri uffici, poi passati al setaccio dai Carabinieri artificieri che, dopo un primo sopralluogo andato a buon fine, hanno richiesto l’arrivo delle unità cinofile prima di dichiarare falso l’allarme ricevuto. Evacuato anche uno studio medico che si trova al primo piano di fianco alla sede del sindacato. Al vaglio degli inquirenti i filmati del circuito di videosorveglianza interna della Cisl, e le testimonianze di chi ogni mattina riceve l’utenza. Non ha notato nulla di strano il portiere del palazzo, in servizio dalle 8 di mattina né oggi né nei giorni scorsi. Così come al sindacato, almeno stando alle prime testimonianze raccolte, sarebbero arrivate intimidazioni o minacce.

«Sono stati minuti abbastanza concitati- è la testimonianza di Carlo Colarusso, segretario della federazione pensionati- Abbiamo visto arrivare i Carabinieri, entrare negli uffici e chiederci di allontanarci velocemente perché poteva esserci un ordigno. Tutti i dirigenti e collaboratori sono scesi in strada. Come ogni mattina l’utenza è stata filtrata, a causa dell’emergenza sanitaria entra una persona per volta in ufficio per accedere ai nostri servizi, non abbiamo notato nulla di diverso dal solito. Le persone appaiono soddisfatte dei nostri servizi, hanno sempre atteso ordinatamente il proprio turno sotto i portici del palazzo. In un momento particolare come quello che stiamo vivendo, fatto di ansie e paure per il presente e per il futuro, un allarme bomba dimostra che la guardia non va mai abbassata».

Ma, è questo il tema, l’allarme bomba di stamattina preoccupa perché arriva a poche settimane dall’attentato al Centro per l’Impiego di Contrada Baccanico. Due episodi che, secondo la reggente della Cisl Irpinia Sannio Doriana Buonavita, hanno un unico filo conduttore: l’emergenza sociale scaturita dalla pandemia.

«E’ un bruttissimo segnale che si aggiunge all’attentato al centro per l’impiego. E’ inutile chiedersi perché oggi sia toccato alla Cisl- spiega Buonavita- è bene invece interrogarsi sul perché accadono queste cose. Al netto dell’autore del gesto, che potrebbe essere anche un mitomane, resta la necessità di farsi carico di un disagio collettivo. La prima priorità su cui tutti devono interrogarsi, è il lavoro. Un uomo e una donna senza lavoro perdono la dignità, diventano disperati. Una crisi che con il Covid è solo aumentata, ma già esisteva. Se è vero come è vero che da tre mesi ci sono migliaia e migliaia di lavoratori che ancora non hanno percepito un solo euro di cassa integrazione, c’è da aspettarsi questo ed altro. Viviamo peraltro in una regione dove c’è molto lavoro nero, quindi se nello stesso nucleo familiare si incrocia il lavoro non continuativo e la cassa integrazione non erogata, è chiaro che la disperazione prende il sopravvento e i corpi intermedi, come sindacati e centro per l’impiego, possono diventare obiettivi sensibili. Abbiamo chiesto anche un incontro all’Inps per capire quanta cassa integrazione doveva essere ancora pagata. In Campania mancano all’appello 40 milioni di euro quindi ci saranno persone che non potranno essere pagate perché manca la copertura economica da parte del Ministero. A fine giugno avremo la discontinuità della copertura cig, senza ammortizzatori e senza lavoro avremo ripercussioni sociali inevitabilmente. Non voglio fare allarmismo, ma non oso immaginare cosa accadrà dopo il 17 agosto quando ci sarà il limite dei licenziamenti prorogato e molte aziende non apriranno, quante centinaia di persone non lavoreranno più sommandosi alle 300mila che già sono disoccupate».

Segnali di disperazione che, chi fa sindacato, raccoglie indirettamente tutti i giorni. «Tramite le nostre categorie- prosegue la segretaria regionale della Cisl- abbiamo la fotografia precisa di quello che sta accadendo in tutti i settori. C’è tutto il mondo dell’industria, delle piccole imprese, del turismo, del commercio, dell’agroalimentare, delle piccole aziende, che se non hanno un accesso al credito facilitato ed immediato, muoiono. Le banche continuano con le loro operazioni di rallentamento rispetto alle misure di sostegno previste da Cura Italia, Decreto Rilancio e bonus regionali. Ma resta un problema di fondo, al di là degli aiuti legati all’emergenza, ci vuol una riforma strutturale del mondo del lavoro. Questo può esserci sono se si mette mano ad una politica di investimenti sui territori. I proclami non servono a nulla, spero che dagli Stati Generali escano fuori politiche di presa in carico del Mezzogiorno. Le misure che si mettono in campo per il Nord non vanno bene per il Sud. Abbiamo realtà e bisogni diversi. Il potenziale esplosivo del disastro che si sta consumando è chiaro: lo dicono i dati Svimez, Istat, i Centri per l’Impiego. Cosa altro serve a chi di dovere per capire che vanno messe in campo politiche attive per il lavoro? Senza una governance, a settembre scoppia la bomba sociale».

 



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