Regionali, tanti nomi poche idee: ma candidarsi e basta non serve – IL CIRIACO

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Per la politica questa è la stagione delle porte girevoli ovvero quel fenomeno che, prima della presentazione delle liste, provoca cambiamenti quasi quotidiani nell’elenco dei potenziali candidati. Sarà cosi più o meno per il prossimo mese, fino a quando cioè non arriverà il momento di chiudere il cerchio e ufficializzare i quattro candidati per ogni singola lista. Impazza il toto-nomi mentre rimangono sullo sfondo, colpevolmente, le ragioni politiche. In sostanza ci si candida, ma per fare cosa? Quanta consapevolezza c’è rispetto ai problemi dell’Irpinia, al suo ruolo nella Campania che verrà, alle sue emergenze storiche ed a quelle che sono venute fuori nel periodo di emergenza? L’interrogativo non è campato in aria ed anzi desta più di una preoccupazione in ragione dell’importanza che la prossima legislatura regionale avrà nel ridisegno della geografia economica della Campania. Uno snodo decisivo che andrebbe affrontato con la necessaria e indispensabile conoscenza della situazione attuale ed un capiente bagaglio di idee e proposte per una crescita vera della nostra provincia che gli eletti dovranno portare nell’aula del centro direzionale. E non ci sono solo le emergenze storiche, tra loro anche connesse (la mancanza di lavoro, lo spopolamento, il modo in cui valorizzare le specificità del territorio), ma anche e soprattutto quelle che l’emergenza Covid ha brutalmente portato in primo piano. La sanità, ad esempio. Non è più rinviabile, dopo quello che abbiamo vissuto fortunatamente con numeri contenuti, una discussione seria sulla riorganizzazione della medicina di base, sul potenziamento della rete di prevenzione che consentirebbe di avere una sanità meno “ospedalizzata” e maggiormente presente sul territorio. A questo si collegano gli aspetti relativi all’assistenza e quindi alle politiche sociali e dunque si comprende bene come la sanità, nel prossimo quinquennio, sarà tema decisivo, certo il più importante, nell’organizzazione della “nuova” regione. Come lo saranno le questioni relative alla infrastrutturazione ed alla mobilità. Le opere programmate ed avviate dovrebbero restituire un sistema quasi completamente nuovo di collegamento, sicuramente più moderno ed esaltare per davvero la posizione geografica. Ma quelle opere, stradali e ferroviarie, riusciranno ad essere utilizzate al servizio dello sviluppo industriale e del turismo? E che dire dell’ambiente? L’attualità rappresentata dal Biodigestore è uno dei punti di una questione più ampia, ma anche qui servono parole e, soprattutto, idee chiare. Candidarsi non basta allora e se da un lato leggiamo ovunque nomi di candidati potenziali o presunti dall’altro non abbiamo visto lo stesso impegno sulle proposte di soluzione dei problemi. Abbiamo ascoltato qualcosa dai Cinque Stelle, e da un paio di candidati (Petitto e Petracca), peraltro ancora potenziali, del Pd. Il resto è ancora troppo sullo sfondo, ma l’Irpinia non può vivere di soli nomi.



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