Regionali, La Stella: la Lega qui ha fatto il massimo. Su Caldoro ha ragione Salvini. Il mio ruolo? Disponibilità totale – IL CIRIACO

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«Quella di Caldoro si è dimostrata una candidatura lacunosa. Ma la Lega entra per la prima volta nel consiglio regionale della fossa dei leoni, la Campania. In Irpinia evitate candidature incoerenti, ora dobbiamo ricostruire il partito sul territorio. La mia disponibilità politica è totale, ma non finalizzata ad incarichi». Oreste La Stella, presidente della Camera di Commercio e new entry nella Lega di Matteo Salvini, analizza il risultato elettorale e guarda al futuro del Carroccio in Irpinia.   

Come commenta il risultato elettorale della Lega in Campania (5,65%) e in Irpinia (4,92%)?

«Ottenere tre consiglieri regionali in Campania, prima ricordo che la Lega non era presente in aula, è di per sé un buon risultato alla luce del contesto dato. E’ inutile nascondersi che per la Lega la Campania rappresentava e rappresenta ancora la fossa dei leoni. Ci sono ancora contrasti legati al passato nonostante, già da qualche anno, si sia consolidata ampiamente la nuova politica della Lega che parla all’intero territorio nazionale. Anche al Sud, dove ci sono esempi di cattiva amministrazione, la Lega sta cercando di trasferire un modello di gestione basata su buon senso e razionalità. Non che al Nord siano più bravi di noi, ma è certamente vero che al Sud pecchiamo in tante occasioni di linearità ed efficienza nella gestione della macchina amministrativa. Quello del Nord non è un modello da copiare, ma a cui far riferimento e, magari, da migliorare con le nostre capacità di meridionali».

Per il centrodestra questa tornata elettorale è stata una vera debacle. Aveva ragione Salvini quando diceva che Caldoro non era il candidato giusto per la Campania?

«Senza chiaramente nulla togliere alla persona, è evidente che la candidatura di Caldoro si è, purtroppo, rivelata debole soprattutto nella capacità di attrarre l’attenzione delle persone e far comprendere loro la proposta di un modello di sviluppo territoriale diverso. E’ stata sicuramente una leadership per alcuni aspetti politicamente lacunosa. Bisognava fare un discorso di innovazione per la Campania, su questo aveva ragione Salvini. A questo però va aggiunto che di fronte al centro destra c’era una coalizione che ha messo dentro tutto e il contrario di tutto. Qualcuno se ne è vantato pure, ma sarà una contraddizione, tutta interna alla maggioranza De Luca, di cui in futuro vedremo gli effetti».

Sul risultato della Lega in Irpinia, cosa ha influito?

«Qui va fatto un altro ragionamento, schietto e chiaro. Personalmente ho avuto modo di verificare che tra dicembre e gennaio, quando il vento era particolarmente in poppa per la Lega e il centro destra, c’era la fila per chiedere una candidatura alle elezioni regionali nella lista del Carroccio, anche da parte di soggetti che non avevano nulla in comune con il partito. Quando dopo il lockdown, il vento ha cambiato direzione questa pletora di personaggi è scomparsa. Un comportamento di assoluta incoerenza che, però, ha avuto al tempo stesso la funzione di filtro ed ha permesso che non entrassero nella lista della Lega ipotetici mercenari. Di questo va dato atto al commissario provinciale, il senatore Pepe, e al coordinatore regionale, l’onorevole Molteni, che sono riusciti ad evitare trasformisti o persone che avrebbero in qualche modo potuto macchiare l’immagine della Lega. Un’operazione non semplice da condurre, ma che ha portato ad avere i migliori candidati possibili, che si sono spesi in maniera eccellente facendo il possibile e l’impossibile, in un contesto di partenza per il partito molto complicato».

Quindi quello della Lega è un 5% da cui ripartire?

«Sono state gettate le basi per fare un discorso ben preciso anche in Irpinia. Oggi la Lega è nelle condizioni di avere un quadro chiaro all’interno del partito, sul territorio, e poter finalmente procedere alla riorganizzazione capillare di una forza politica che vuole arrivare a tutti».

Lei si è tesserato prima della campagna elettorale smentendo subito quanti la vedevano già candidato. Potrebbe avere un ruolo da protagonista nel partito provinciale?

«Sin dal primo momento in cui ho iniziato ad apprezzare il lavoro della Lega a livello nazionale e provinciale, ed erano tempi certamente migliori di quelli odierni, ho spiegato che la mia adesione era senza pretese. L’ho detto da gennaio, l’ho ribadito in primavera: non mi interessava nessuna candidatura, nessun incarico. L’unica cosa che mi sta a cuore, è poter fare un ragionamento collettivo per il territorio e anche per la riorganizzazione del partito. Questo non vuol dire nulla sul versante personale: un partito si porta avanti con chi condivide un’idea, un progetto, una visione. E il passaggio più delicato è tenere insieme tutti. La mia è una disponibilità totale alla Lega, ma lungi da me l’idea di una ricerca spasmodica di un incarico nel partito».



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