Regionali, Ciarambino: il nostro progetto per una nuova Campania contro i dinosauri che l’hanno ridotta cosi – IL CIRIACO

0
163


«Con De Luca personaggi preistorici che hanno già malgovernato il Paese e la Campania. Il Pd ha messo i sondaggi davanti al bene dei cittadini mentre noi provavamo a costruire un’alternativa di governo per la regione». Valeria Ciarambino, candidata Governatore per il Movimento cinque stelle, a tutto campo.

 Gli iscritti alla piattaforma Rousseau hanno rinnovato la loro fiducia in Lei. E’ soddisfatta?

«Sono molto grata a chi ha scelto di rinnovarmi la fiducia, affidandomi l’onore e l’onere di rappresentare nuovamente il Movimento alle elezioni regionali. So di avere una grande responsabilità, ma al tempo stesso sono felice ed è una sensazione che solo noi possiamo provare, perché i nostri candidati, a tutti i livelli, non vengono mai calati dall’alto ma sono sempre sintesi della volontà di migliaia di persone iscritte alla piattaforma».

Il Movimento dovrà vedersela con la corazzata De Luca, che al momento conta ben 18 liste e il sostegno di esponenti storici della politica campana come De Mita, Pomicino, Mastella. Che campagna elettorale sarà?

«Più che esponenti politici storici, con De Luca ci sono personaggi preistorici, dinosauri della vecchia Democrazia Cristiana che hanno fatto, in negativo chiaramente, la storia del Paese e della Campania. Se tutti quelli che hanno avuto ruoli politici di primo piano avessero lavorato bene, oggi la Campania avrebbe servizi funzionanti, non registrerebbe un tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti in Europa, con una migrazione dei giovani laureati al Nord e all’estero, l’aspettativa di vita non sarebbe tra le più basse d’Europa a causa di una sanità disastrosa. E’ evidente che chi ha sempre governato non ha avuto come interesse primario il bene dei cittadini, ma solo la creazione di posti di potere che oggi si ripropongono. La nostra sarà una campagna elettorale in assoluta continuità con il lavoro svolto in cinque anni di opposizione. Siamo stati la voce dei cittadini all’interno dell’istituzione senza mai rinunciare a lottare e fare proposte perché venissero garantiti diritti alla gente della nostra terra».

De Luca ieri ha annunciato la disponibilità di 800 posti letto di terapia intensiva in vista della probabile seconda ondata di Covid, ma ha anche rivendicato per la Campania il ruolo di regione più efficiente nella lotta al virus. E’ stato così?

«De Luca dà i numeri. La verità è che la Campania se l’è cavata molto bene nonostante De Luca, grazie al senso di responsabilità dei cittadini, alle grandi eccellenze che abbiamo in ambito sanitario. Per cinque anni lui è stato Governatore, assessore e commissario alla sanità, avrebbe dovuto aumentare i posti di terapia intensiva ben prima dell’emergenza Covid, per salvare vite umane in condizioni normali. Invece ha utilizzato i soldi della sanità per foraggiare privati, creare reparti doppione da far dirigere a primari suoi fedelissimi, e non ha pensato ad attivare le terapie intensive. All’inizio dell’emergenza i posti erano poco più di trecento, la metà di quelli che avremmo dovuto avere. L’efficientismo e la rigidità di De Luca nell’applicare le ordinanze nasce dalla paura folle di una carneficina: se i numeri del contagio fossero stati quelli di altre regioni, il sistema sanitario campano, nonostante le sue grandi professionalità, sarebbe collassato perché devastato prima da Caldoro, poi da De Luca che ha inferto il colpo di grazia. Ad oggi siamo ancora lontani dai 620 posti letto di terapia intensiva che dovremmo avere in condizioni ordinarie. Stando ai decreti ministeriali avrebbe dovuto, durante l’emergenza, attivare il 50% dei posti letto in più di terapia intensiva e il 100% in più di terapia subintensiva. Vuol dire che a marzo avremmo dovuto averne oltre 900, ora siamo a giugno e ne promette 800. Una presa in giro».

Teme che l’elettorato Cinque stelle possa ritrovarsi spiazzato da un Movimento che a Roma governa con il Pd  e qui si scontra con lo stesso Pd?

«Non ho alcuna intenzione di fare una campagna elettorale “contro”. De Luca ha governato per cinque anni durante i quali dai banchi dell’opposizione abbiamo contestato tutti quelli che consideravamo provvedimenti che andavano contro i cittadini campani. Oggi siamo tutti ai nastri di partenza e utilizzeremo questa campagna elettorale per costruire un progetto di valore per la Campania, che si basi su un unico comun denominatore in qualunque ambito: l’utilizzo di ogni singolo euro di denaro pubblico non per super consulenze, stipendi da capogiro ai dirigenti fedeli a chi governa o per appalti discutibili, ma per garantire infrastrutture e servizi essenziali. I campani sanno bene che se c’è qualcuno che ha chiuso le porte ad un progetto politico diverso, questo non è il M5S».

Si riferisce all’ipotesi di un accordo elettorale ampio da costruire intorno al nome del Ministro Costa?

«Certo, io stessa, con spirito di servizio, a febbraio scorso avevo fatto un passo di lato rinunciando anche alla mia possibile candidatura a presidente della Regione, per lasciare spazio ad un progetto partecipato e condiviso intorno al nome di Sergio Costa, che potesse coinvolgere le forze civiche e politiche sane che volevano cogliere l’occasione per liberare la Campania da quei sistemi di potere che oggi si stanno nuovamente organizzando per continuare la loro occupazione decennale della Regione. Le forze politiche che all’epoca volevano defenestrare De Luca, oggi hanno fatto prevalere la logica opportunistica dei sondaggi elettorali rispetto al bene della Campania e sono tornati a firmare un patto di sangue con il Governatore. Noi abbiamo le idee chiare, puntiamo a coalizzare e raccogliere in una rete di supporto tutti coloro che non si riconoscono in chi ha già malgovernato la regione e invece desiderano veramente aria nuova per la Campania. A testa bassa lavoriamo per conquistare la fiducia di queste persone, che rappresentano la stragrande maggioranza dei cittadini».

Ma c’è ancora uno spazio per tentare un dialogo con le altre forze alternative a De Luca come DeMa e Sinistra Italiana?

«Non abbiamo mai fatto appelli a forze politiche precise. Quando abbiamo lanciato l’ipotesi Costa era per un progetto politico ampio che potesse poi arrivare al governo della Regione. Oggi lo scenario è completamente mutato, il M5S parte da un candidato presidente e da un programma. Anche il nostro capo politico sul blog ha scritto che le porte sono aperte, io aggiungo al contributo di tutti coloro che non intendono riconsegnare la Regione a chi ha già dato».

Se il centro destra riconferma Caldoro, si riproporrà lo stesso schema di cinque anni fa. Pura coincidenza o il segno che la politica campana non è in grado di rinnovarsi?

«La differenza è sostanziale, ed è quella che vede da un lato due personaggi che da decenni vivono di politica, e dall’altro un Movimento che esprime un candidato presidente che ha alle spalle cinque anni di esperienza in consiglio regionale. Ho l’ambizione di dire che noi rappresentiamo ancora la novità, gli altri appartengono alla preistoria politica dell’Italia e della Campania. Ripeto, noi abbiamo provato a far accadere qualcosa di nuova ma altri hanno fatto prevalere l’opportunismo politico».

Lei sarà comunque l’unica candidata donna alla carica più alta, anche questa è una bella responsabilità?

«Certamente, è il segno che la politica è ancora appannaggio maschile. La candidatura di una donna è già di per sé un valore aggiunto per le sue caratteristiche di empatia, concretezza, capacità di gestire complessità di problemi. Nel mio lavoro consiliare ho sollevato tante volte la questione di genere sia in ambito sanitario dove la Campania ha completamente disatteso la legge sulla costituzione delle Unità senologiche, sia sui tempi di conciliazione famiglia lavoro e dunque sugli incentivi per consentire anche alle donne di poter avere la propria autonomia lavorativa nonostante i figli. Temi che porterò sempre avanti, perché di donne non si parla mai abbastanza».

Che posto avranno l’Irpinia e le zone interne nel programma Cinque Stelle?

«Le aree interne sono una risorsa inespressa della nostra regione. Uno dei settori più in crisi per l’emergenza Covid è il turismo, ed è da qui che si potrebbe ripartire.  Le aree interne come l’Irpinia hanno una ricchezza paesaggistica, storica e culturale di tutto valore, con dei borghi unici e un’enogastronomia con eccellenze che il mondo intero ci invidia. Perché non immaginare un nuovo turismo che valorizzi circuiti nelle aree interne che consentono di destagionalizzare il turismo, in modo da avere presenze tutto l’anno e su tutto il territorio regionale. Mi sono battuta tanto anche sul tema sanità che ha visto le province interne svantaggiate nell’accesso ai servizi, penalizzate da ragionieri che hanno fatto i calcoli su carta senza mai farsi un giro per le strade di montagna per scoprire disagi viari, specificità territoriali, esigenze della popolazione. Le aree interne purtroppo vengono considerate solo serbatoi di voti e diventano luoghi per passerelle elettorali sono in prossimità del voto. Per noi invece rappresentano una ricchezza da valorizzare».

 



Source link

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here