Nuovo appuntamento per lo Zia Lidia Social Club nel segno di Venezia – IL CIRIACO

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“Buona la prima!” direbbe un immaginario regista commentando il successo del primo appuntamento organizzato lo scorso 15 settembre dallo Zia Lidia Social Club per celebrare la ripartenza post-covid del mondo del cinema.

Dopo “Rosa, pietra, stella”, martedì 22 settembre si torna al Cinema Carmen di Mirabella Eclano per l’attesissimo appuntamento con Miss Marx di Susanna Nicchiarelli e il 30 settembre con “Padre Nostro”, il film che ha fruttato a Pierfrancesco Favino la Coppa Volpi all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia che ha visto presente tra gli spettatori anche Michela Mancusi, presidentessa dello ZLSC, con una nutrita pattuglia irpina.

Non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di sentire Michela Mancusi su questa edizione del festival di Venezia così particolare, abbiamo infatti visto tutti i red carpet senza pubblico e apprezzato gli sforzi organizzativi fatti per consentire comunque questo grande appuntamento culturale italiano.

Com’è andata quest’anno?

““Adesso è tutto ciò che avremo” è la canzone di Diodato che ha aperto la cerimonia conclusiva di premiazione della 77° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. “Adesso” possiamo dire che il Festival ce l’ha fatta. Nonostante tutti i timori e le preoccupazioni iniziali è il primo Festival svolto in presenza, in socialità e in sicurezza, due parole che, come ho potuto constatare, possono andare d’accordo. Il più grande Premio che porta a casa quest’anno Venezia è il ritorno al buio della sala, affollata dal pubblico e diretta dall’emozione di applausi, lacrime e fischi attutiti dalla presenza della mascherina. Il cinema mondiale è tornato a vivere il suo primo vero “rito collettivo” dopo mesi di astinenza dalla sala. Un rito reale, fisico, fatto di incontri con autori, attori, registi, il primo, vero segnale miracoloso di ripartenza per il mondo del cinema”.

Di sicuro è stata un’edizione che resterà negli annali… 

“Non sono in grado di valutare se questa edizione sia stata “speciale” o “sottotono” perché è prevalsa la felicità di esserci stata e poterla raccontare. Come è stato possibile sostenere un festival di portata internazionale, con oltre 50 Paesi rappresentati, con in corso un’emergenza sanitaria così importante? E’ possibile solo se si parte dalla consapevolezza che “adesso è tutto”, che un Festival del Cinema risponde ad un bisogno insopprimibile e imprescindibile di cultura non secondario ad altri, per il quale ogni sforzo è possibile e deve convergere all’obiettivo finale, quello di tornare al cinema condiviso.
L’impegno è stato di tutti, perché la volontà di arrivare alla fine della manifestazione era univoca e comune. I controlli rigorosi sul distanziamento, la mascherina all’interno della sala e all’esterno di tutta l’area interessata alla manifestazione, la misurazione della temperatura, le prenotazioni on line che hanno evitato inutili code all’ingresso hanno prodotto il successo della 77 edizione e scongiurato la cancellazione dell’evento, come è accaduto in più parti del mondo”.

Parliamo dei Premi, non tutti sono stati d’accordo con i verdetti della giuria.

“Quanto ai Premi, quest’anno non si è più parlato di film “definitivi”, ma per lo più di film “divisivi”, con la sensazione di aver fatto il tifo, come sempre, per quelli perdenti. Dispiace non aver potuto esultare per un premio a “QUO VADIS, AIDA?” di Jasmila Zbanic, film che racconta l’occupazione, nel luglio del 1995, da parte dell’ esercito serbo di Srebrenica e del ruolo ambiguo esercitato dall’ONU. Un film sul coraggio, la determinazione e l’amore di una donna che non si rassegna alla possibilità di non aver scelta e che invita tutti ad una agghiacciante riflessione: “solo perché riteniamo che alcune cose siano inimmaginabili, non significa che non possano accadere.”
In compenso, una presidente d’eccezione, Cate Blachett, Coppa Volpi a Venezia 2007 , ha tributato l’ambita Coppa Volpi a Vanessa Kirby, riconoscimento indiscusso, per un altro mio film del cuore di questa edizione: THE PIECE OF WOMAN di Kornèl Mundruczo, regista ungherese pluripremiato e acclamato dalla critica. Una storia autentica su una tragedia e su come imparare a convivere con il dolore, una storia che ha messo in gioco pezzi di cuore di ogni donna, portando con sé il desiderio di rinascita”.

Quali sono le altre pellicole da tenere d’occhio?

“Ulteriore sorprese sono arrivate dalla sezione Orizzonti che premia come miglior film l’iraniano THE WASTELAND di Ahmad Bahrami. Film difficile, ma che racchiude in lunghi piani sequenza tutta la purezza e la bellezza del cinema. Non strizza l’occhio allo spettatore, ma, piuttosto, lo pone in una dimensione di contemplazione estetica e quasi religiosa. Come si fa a non essere devoti al cinema iraniano? All’Iran anche il Premio Mastroianni per l’attore rivelazione, andato al giovane e sorprendente interprete di Sun Children di Majid Majidi. Altro film di straordinaria bellezza insieme a LE MOSCHE di Edgardo Pistone che porta a casa il premio per la miglior regia nella sezione corti della Settimana della Critica. L’autore racconta la storia di un gruppo di giovani ragazzi che ronzano per le strade di una Napoli in bianco e nero, senza sole e senza cieli, alla ricerca di quello che solo la strada può offrire. Degno di nota anche MILA di Christos Nikou, già aiuto regia di Yorgos Lanthimos, autore di una commedia greca più sobria, ma non meno sorprendente, che indaga la relazione sottile tra memoria ed emozioni in rapporto alla tecnologia. Alla fine, ricorda l’Autore, siamo semplicemente la somma di tutte le cose che non dimentichiamo.  Altra rivelazione di questa edizione è stata: MANDIBULES di Quentin Dupiex, opera fuori concorso, completamente fuori dagli schemi, dai gusti e dalle tendenze dei festivalieri. Una commedia francese, sincera, genuina ma soprattutto spassosissima”.

C’è stato anche spazio per un po’ di Irpinia a Venezia…

“SALVATORE -SHOEMAKER OF DREAMS di Luca Guadagnino ha portato sul grande schermo un po’ di orgoglio irpino, accendendo i riflettori su Bonito, il paese “cul de sac” che ha dato i natali all’artista Salvatore Ferragamo”.



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