Lioni-Grottaminarda, Famiglietti: lo stralcio uno scivolone, l’errore vero è togliere il commissario – IL CIRIACO

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«Il dramma della Lioni Grottaminarda non è lo stralcio del 36 milioni dalla Legge di Bilancio, ma la revoca del commissariamento che ha prodotto due anni di stop e contenzioni. I Cinque Stelle, che non sono più al primo giorno di scuola, dovrebbero capirlo. Nel rapporto Svimez c’è la conferma che il Sud riparte se mette in interconnessione le Zes sull’asse Napoli-Bari, la riconferma di quanto sia strategica la Stazione Hirpinia». Luigi Famiglietti, già parlamentare del Pd, a tutto campo sul completamento della Lioni Grottaminarda e sul Rapporto Svimez 2020.

Come commenta lo stralcio dalla Legge di Bilancio degli ultimi 36 milioni di euro per la Lioni Grottaminarda?

«È da ingenui annunciare in pompa magna la presentazione di un emendamento, azione certamente meritoria da parte di un parlamentare del territorio, e poi accusare il presidente della commissione bilancio di averlo stralciato. Non funziona così quando si appartiene ad una forza politica di maggioranza, dunque di Governo. Un parlamentare dovrebbe sapere bene che gli emendamenti si trattano tra i gruppi di maggioranza, in questo caso M5S e Pd. Ogni gruppo parlamentare, quando si arriva alla stretta finale, decide quali sono gli emendamenti da portare avanti e quali no. Non c’è una scelta discrezionale del presidente della commissione, ma un’intesa tra partiti ed evidentemente il M5S non ha ritenuto insistere sul finanziamento dell’ultimo tratto della Lioni Grotta».

Al di là dell’aspetto politico, crede che questo possa comportare un ritardo nei lavori?

«Il nodo vero non sono i 36 milioni stralciati, che certamente non saranno persi, senza dimenticare che poi ci sono i fondi della Regione e il Recovery Fund, ma il blocco dei lavori per due anni, cioè da quando per un capriccio del vecchio Governo M5S-Lega, in particolare su pressing del sottosegretario Carlo Sibilia, è stato revocato il commissario nazionale dell’opera (Filippo D’Ambrosio ndr). Un errore madornale che, nei fatti, ha prodotto uno stop ai lavori dei due lotti già appaltati e cantierizzati, senza lo sblocco dei quali non può partire il terzo, e che ora sono fermi. La Regione, sotto la cui egida è passata l’opera, si è ritrovata a dover ripartire da un disastro che ha visto tutta una serie di contenziosi avviati dalle ditte appaltatrici che sono state ferme per due anni. I danni della mancata proroga del commissariamento nazionale sono questi e gli effetti dureranno ancora nel tempo. E’ questo su cui i Cinque Stelle dovrebbero interrogarsi e fare ammenda. Non sono all’opposizione e non sono più, da tempo ormai, al primo giorno di scuola».

Che effetto fa questa notizia a pochi giorni dal quarantesimo anniversario del sisma e del carico di buoni propositi sullo sviluppo futuro dell’Irpinia che hanno ingrassato al giornata commemorativa?

«Sono purtroppo tantissime, a livello nazionale, le opere infrastrutturali bloccate. Ma non posso non ricordare le tante volte che in aula, quando ero parlamentare, mi sono scontrato in particolare con i parlamentari Cinque Stelle irpini. Nel 2014 fu prorogato il commissariamento dell’opera e, dunque i lavori. Proroga che arrivava di anno in anno, ad ogni dicembre quando puntualmente io presentavo l’emendamento per il prosieguo del commissariamento e la risposta che arrivava in particolare dall’onorevole Sibilia era che il commissario per la ricostruzione delle opere finanziate dopo il terremoto dell’80 era ormai una figura antitetica. Come se la Lioni Grotta, sol perché risaliva ad una programmazione vecchia di decenni, non fosse più utile allo sviluppo del territorio. E’ chiaro ed evidente che negli anni ci sono stati ritardi, visto che l’opera è stata pensata prima del sisma e programmata e finanziata dopo, ma ora bisogna essere concreti e decidere se terminarla realmente oppure no. La verità politica di tutta questa vicenda, è che aver eliminato il commissario ha di fatto solo prodotto altri ritardi e, come conseguenza, altri soldi che Regione o Stato dovranno sborsare per rispondere alle richieste di risarcimento che giustamente le ditte avanzano. Anche questi sono sprechi e aggravi di spesa prodotti da scelte politiche sbagliate. Il tema vero è che da due anni a questa parte, la Lioni Grotta è tornata allo stato in cui era nel 2013 e cioè ferma».

La Lioni Grottaminarda è uno degli emblemi che oggi portano lo Svimez, nel rapporto annuale, a parlare di un Sud che subisce la crisi al quadrato rispetto al Nord?

«Mai come in questa occasione a causa del Covid e della crisi economica e sociale che ne consegue, pagano lo scotto maggiore i territori già svantaggiati. Oggi tutti parlano di ricette per superare la crisi, di investimenti su infrastrutture materiali ed immateriali per il rilancio del Sud e poi però siamo ancora a dover commentare opere che sembrano maledette perché anche quando le si riesce a sbloccare, poi vengono fermate nuovamente da scelte politiche poco lungimiranti. Buon senso imporrebbe di trovare una soluzione per porre rimedio».

Ma non c’è solo questo nel rapporto Svimez.

«Il Rapporto Svimez  fotografa  le persistenti debolezze del Sistema Paese  che soprattutto nel Mezzogiorno sviliscono le condizioni di vita delle famiglie e le opportunità di crescita delle imprese: il divario digitale, le carenze della pubblica amministrazione, il persistente divario nei diritti di cittadinanza. La Svimez suggerisce, poi, la ricetta vincente per una maggiore coesione e una più robusta crescita del Paese: coordinare le politiche ordinarie, le politiche di coesione e il next generation eu e, soprattutto, concentrare gli investimenti al Sud. La Svimez ha elaborato un disegno unitario di interventi per il Mezzogiorno che  si basa sui seguenti assi strategici: logistica, energie rinnovabili, rigenerazione urbana e ambientale, agroalimentare e agroindustria, governo delle acque, politica industriale, ricerca e innovazione. Di particolare interesse per l’Irpinia è la parte del rapporto dedicata al Quadrilatero Zes nel Mezzogiorno continentale, Napoli-Bari-Taranto-Gioia Tauro, da estendersi alla Sicilia. Secondo Svimez un contributo da Sud alla ripartenza del Paese lo può dare l’interconnessione tra le ZES, a partire dal completamento della Napoli-Bari. Questa infrastruttura secondo gli esperti che hanno curato il rapporto costituisce la premessa per lo sviluppo dell’area interna al Quadrilatero. In pratica la conferma della grande funzione che può svolgere la nostra stazione Hirpinia  che ha bisogno di un disegno strategico che sia in grado di potenziarla, interconnetterla, valorizzarla. La stazione, dotata di uno scalo merci e  interconnessa alla ZES Valle Ufita e al polo agroalimentare,  si presta in automatico alla strategia di rivitalizzare borghi e territori delle aree interne  con la prospettiva di favorire circuiti di sviluppo utili a contrastare il progredire della marginalità economica e il degrado demografico».



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