“L’intuizione di Zamberletti resta il faro della Protezione Civile. Subito un testo unico per le ricostruzioni” – IL CIRIACO

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«Gli anniversari, come quello del terremoto dell’Irpinia, servono innanzitutto per ricordare il dolore per le vittime, dei loro familiari e di chi ancora soffre, ma anche come monito a noi tutti per migliorare la nostra capacità di intervento in occasione di tragedie come quella dell’80». Con queste parole Angelo Borrelli, capo della Protezione Civile Italiana, ha ricordato quanto accaduto quaranta anni fa e quelle macerie da cui nacque proprio il dipartimento di Protezione Civile. Borrelli è stato tra gli ospiti di “Sicurezza, ricostruzione e prospettive”, il primo di una serie di webinar nell’ambito della rassegna “Trema ancora” promossa dalla Provincia di Avellino e dall’associazione “Ossopensante”. Un lungo confronto a cui hanno preso parte per i saluti istituzionali il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola e, in rappresentanza di Palazzo Caracciolo, la consigliera provinciale ed ex sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi Rosanna Repole,  che ha visto alternarsi i rappresentanti degli ordini professionali, l’architetto Erminio Petecca, l’ingegnere Vincenzo Zigarella, il geologo Egidio Grasso e il geometra Antonio Santosuosso e, moderati dal giornalista Amedeo Picariello, altri relatori come il capo del corpo nazionale Vigili del Fuoco Fabio Dattilo, l’architetto Vito De Nicola per il Mibact, l’architetto Nora Scirè della Soprintendenza di Salerno e Avellino, Edoardo Cosenza professore di Tecnica delle Costruzioni e componente della Consiglio Superiore lavori pubblici del Ministero delle Infrastrutture.

Il capo della Protezione Civile ha voluto rendere omaggio all’allora commissario di Governo per la gestione dei soccorsi in Irpinia, Giuseppe Zamberletti. «La Protezione civile, intesa come insieme di azioni di previsione e prevenzione, intervento coordinato delle macchine dello Stato, della società civile e della comunità scientifica, è nata sulle macerie dell’Irpinia. E da allora, dopo ogni grande evento emergenziale, si arricchisce di strumenti, compiti e piani di intervento. L’intuizione geniale resta però quella di Giuseppe Zamberletti, e cioè di mettere insieme in una visione assolutamente sinergica, istituzioni, cittadini e comunità scientifica. Quell’impianto è talmente ancora vivo e attuale, che, pur avendo aggiornato il codice della protezione civile, resta ancora il faro delle nostre attività».

A differenza di quattro decenni fa, oggi la Protezione civile è   «più preparata sull’attività di prevenzione a partire da quella strutturale. Non è un caso che gli ordini professionali fanno parte a pieno titolo delle strutture operative del servizio nazionale e con loro stiamo facendo un grande percorso, insieme anche alle Regioni e all’Anci, perché è fondamentale costruire bene, conoscere il territorio e porre in essere azioni che, partendo dalla prevenzione strutturale, ci permettano di sviluppare al meglio le azioni di prevenzione non strutturale. Si ricorderà l’attività che abbiamo svolto grazie all’articolo 11 del decreto legge del 2009, il miliardo di euro che abbiamo speso per avere studi di micro zonazione sismica, un comune su due è dotato di studi in materia, così come il 42% dei comuni italiani è dotato di studi che ci consentono di conoscere la vulnerabilità delle strutture strategiche del nostro Paese». Borrelli però guarda avanti, in particolare alla pianificazione di Protezione civile, e annuncia «è in dirittura di arrivo una direttiva del Presidente del Consiglio, in accordo con Regioni e Anci. La caratteristica che deve avere la pianificazione deve essere l’utilizzo delle più moderne tecnologie, con standard minimi. Bisogna trovare un accordo a tutti i livelli perché i criteri di pianificazione devono essere omogenei. In questo modo potremo usare anche strumenti di intelligenza artificiale per poter restituire ai cittadini le informazioni non solo su aree di accoglienza in caso di calamità, ma anche su quello che accade in tempo reale. A breve avremo una piattaforma nazionale di allertamento della popolazione che consentirà di arrivare a tutti, attraverso messaggi di sistema sui telefonini, questo significa consentire ai cittadini di vivere in un paese moderno e all’avanguardia, in cui la cultura della prevenzione è una priorità. Ma, soprattutto, stiamo lavorando ad un testo unico della ricostruzione. Una struttura unica a livello nazionale perché non è possibile che ogni volta che si verifica un sisma bisogna ricorrere al capo della Protezione Civile per decidere quali norme derogare e quali no, o che i terremotati del Centro Italia abbiano un trattamento, quelli di Ischia un altro, e quelli alle falde dell’Etna un altro ancora. Sta a noi tutti lavorare per migliorare il nostro futuro: al legislatore il compito di rendere un quadro normativo coerente, più chiaro e agile, a noi quello di mettere in piedi un sistema di protezione civile che sia all’avanguardia e che passa attraverso una coesione totale tra istituzioni e autorità di protezione civile a tutti i livelli. Non si può non fare un richiamo allo straordinario mondo dei volontari, che anche durante l’emergenza Covid hanno donato 2.200.000 ore di lavoro prestate alla collettività gratuitamente. Immaginare di chiamarli ad operare senza regole omogenee e chiare, significherebbe la Babele di qualsiasi intervento di soccorso. Gli anniversari, come quello del terremoto dell’Irpinia, servono innanzitutto per ricordare il dolore per le vittime, dei loro familiari e di chi ancora soffre, non possiamo permetterci ancora baracche e prefabbricati, ma anche per migliorare la nostra capacità di intervento in occasione di tragedie come quella del terremoto».

Riforme che chiede con forza anche la Regione, tramite il vicepresidente Bonavitacola: «abbiamo dovuto attendere molti anni e vivere esperienze non positive nei soccorsi, per arrivare ad una prima legislazione organica sulla Protezione Civile. Un completamento del testo unico con un modello derogatorio abbastanza automatico, non è più rinviabile. Sicuramente molti ricordano, per averli vissuti direttamente, eventi come il Vajont, l’alluvione di Firenze ed infine il terremoto dall’Irpinia. Esperienze da cui ricavare lezioni. La ricostruzione in Irpinia fu una robusta picconata seguita da altre iniziative, culminate nella riforma del Titolo V, e nella cancellazione della parola Mezzogiorno dalla nostra Costituzione in favore dell’espressione “politiche di coesione”. Non c’è dubbio che è stato un regolamento di conti tra Nord e Sud dell’Italia. Una strumentale azione di aggressione nei confronti del Mezzogiorno durante la gestione del dopo sisma. Ecco perché dobbiamo diffidare da campagne mediatiche che perseguono altri obiettivi- il riferimento è all’attualità dell’emergenza sanitaria- Ecco perché bisogna fare tesoro anche della vicenda Covid, per non farci trovare più impreparati di fronte ad emergenze che non possiamo ascrivere al destino. Dobbiamo sapere che possono verificarsi e dobbiamo essere preparati ad affrontarle».



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