Le muse nascoste della poesia e la lunga lettera al mondo di Emily Dickinson

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Donne che hanno scritto la storia della poesia, donne che hanno sopportato la vita solo attraverso i versi, donne che sono state ingiustamente dimenticate nonostante la poesia. Sono ventiquattro in totale i brevi ma significativi ritratti stilati dal critico e poeta Nicola Vacca nel suo nuovo libro Muse nascoste (Galaad Edizioni), un libro che non solo vuole rendere omaggio, ma anche concedere il giusto tributo a profili di donne straordinarie che il Novecento inspiegabilmente ha appannato.

Scrive nella prefazione Luigi Beneduci: “In questa incalzante raccolta di profili critici Nicola Vacca, guidato dalle calviniane virtù della rapidità e dell’esattezza, seleziona le esperienze poetiche più coraggiose del secolo da poco concluso. Si tratta spesso del coraggio offerto dalla disperazione, ma in esso la parola riesce comunque a farsi estremo baluardo della dignità umana (…) La condizione femminile, però, nelle grandi e universali poetesse selezionate da Nicola Vacca, riesce sempre anche a coincidere con la condizione propriamente umana, senza ulteriori specificazioni di genere, scandagliata con strabiliante profondità, da uno sguardo femminile, temprato nella sofferenza e nell’esclusione, nel dolore e nell’oppressione, e perciò meno disposto a reticenze o autoinganni, a compromessi o fughe”.

Vacca narra di poetesse come: Cristina Campo, Alejandra Pizarnik, Marina Cvetaeva, Sylvia Plath, ma contemporaneamente fa scoprire ai lettori meno esperti la poesia infernale di Claudia Ruggeri, la materia viva dei versi di Piera Oppezzo, la poesia introspettiva di Paola Malavasi, solo per citarne alcune. Un libro da divorare e da esplorare, di cui oggi pubblichiamo in esclusiva un ritratto, quello dedicato ad Emily Dickinson.

 

 

La lunga lettera al mondo di Emily

La poesia di Emily Dickinson si tuffa a pieno titolo nell’eternità di un miracolo. Con i toni di una struggente «lettera al mondo», la sua lirica è pura immortalità vissuta giorno dopo giorno. Dal suo piccolo universo, la grande poetessa americana ha indagato gli abissi del vivere, non per costruire una fuga dal tempo, ma per consegnare all’esperienza esistenziale attraverso la parola alta un antidoto per le catastrofi future del destino umano. La Dickinson era convinta che oltre la poesia ci fosse il nulla. Così decise di dedicarsi a essa anima e corpo. Volontariamente segregata nelle stanze d’alabastro della sua casa con giardino, scrisse in versi una lunga lettera al mondo in cui mise in scena, superbamente, l’Assoluto e l’Eternità. Per tutto questo tempo le sue sillabe di seta sono giunte fino a noi attraverso traduzioni importanti che hanno confermato l’immensa levatura di questa grande poetessa, la quale considerava la propria vita un «fucile carico / Nell’angolo – fino al giorno in cui / Passò il proprietario – mi riconobbe / E mi portò via». Della grande poetessa americana subito seduce l’amore per il quotidiano che era in grado di adeguarsi a una necessità interiore: l’oscillazione continua tra l’abituale e l’eterno. Ha saputo volare fino agli estremi confini della parola poetica, superandoli. Ha, inoltre, raggiunto la certezza (il vertice) di una spiritualità assoluta. La Dickinson ci ha insegnato che il poeta ha le chiavi per aprire un altro mondo. Reclusa nella geometria dell’Estasi ha abbracciato una parola naturale ma accostabile al verso. Tutto ciò che c’è nell’amore è perfettamente reso dalla sua opera. Soltanto la poesia giunge al cuore degli elementi. Come l’amore, essa è un dardo in grado di raggiungere il luogo in cui le passioni entrano in contrasto. Questa è Emily Dickinson. La sua arte poetica è soprattutto capacità di dire con la parola giusta la cosa esatta, impresa nient’affatto semplice. Il suo rigore è assoluto ed è forte in lei il rispetto della parola dal suono asciutto che, scritta sulla pagina, riesce a fare breccia direttamente nel cuore del mondo. Il bisogno di arrivare a un’essenza, l’amore per la natura, la sete di Bellezza, sono i valori alla base delle sue più profonde riflessioni. In un mondo dissacrato dalla stupidità, dilaniato da un globale materialismo effimero, il fascino magnetico della sua grande poesia è la risposta che contiene un’eterna luce di verità. La Dickinson oggi è in mezzo a noi: con la sua opera parla alle nostre coscienze. Ci suggerisce di guardarci dentro. Così scopriremo di essere stanchi di vivere, afflitti, ingessati in un gelatinoso abito di nulla. «La grande magia di Emily, – scrive Isabella Bossi Fedrigotti – che forse più di ogni altra incanta noi abitanti del Duemila insofferenti al linguaggio lirico, sentimentale, volutamente alto e facilmente stucchevole, è quella di scrivere versi con parole di casa, di cucina, di campagna, parole di ogni giorno, non preziose, non rarefatte come di chi passa la vita sui libri». La sua poesia viaggia nel senso dell’irrealtà del tempo e sa agire nel mondo con un poetico parlare concreto: è sempre originale e essenziale quando alle speranze alterna le malinconie. Emily Dickinson oggi è una grande inattuale che vuole liberare un sogno di immortalità. E alla fine sprigionare il soffio di eternità impresso nel cuore di tutti.



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