La Sidigas e il futuro della Scandone: oltre il canestro c’è di più – IL CIRIACO

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Il 30 per cento per non morire. Potrebbe essere il titolo di un giallo ambientato nel mondo della finanza, meno prosaicamente, invece, è la percentuale oltre la quale una società sportiva, La Scandone, non riuscirebbe a vivere un secondo di più. La continuazione di una storia cominciata nel 1948 è in mano, a quanto si apprende, al buon cuore dei (tanti) creditori che, a fronte di una massa debitoria di oltre 20 milioni dovrebbero, tutti insieme, rimanere entro il 30 per cento (sei milioni o giù di lì) se vogliono ricevere una parziale soddisfazione del loro credito, altrimenti addio alla Scandone e tutto il resto. Vedremo come andrà, ma il problema sembra essere ben oltre l’aspetto sportivo o la nostalgica difesa della matricola. Il futuro della Scandone (che speriamo ovviamente ci sia e molto migliore di questo triste ed incerto presente) si lega ad una serie di domande, una in particolare, intorno alle quali ruota tutta la vicenda del tracollo finanziario della Sidigas, ancora proprietaria della società di basket, oberata da un quarto di miliardo di dollari di debiti (l’Ad Scalella ha usato questa espressione che fa certamente più effetto di 250 milioni). Domande che inevitabilmente accompagneranno anche l’iter del processo a carico del legale rappresentante di Sidigas, l’ingegnere Gianandrea De Cesare, imputato per vari reati e che, a sua volta, attende la fissazione di un’udienza per cercare di farsi restituire una parte dei beni vincolati. Ed è una domanda che rimanda direttamente alla paura che il (fu) transatlantico Sidigas possa affondare tirandosi sul fondo una certa politica che, negli anni d’oro e indipendentemente dalla collocazione, ha strizzato l’occhio (quando non si è addirittura “appoggiata”) alla Sidigas. E’ in nome di questa paura che si farà di tutto per evitare che sia scritta la parola fine? Forse non è solo una questione di affetto sportivo, magari c’entra pure la partita ultramilionaria del gas (anche se Sidigas sta portando avanti un’operazione di valorizzazione degli asset della vendita e della distribuzione, cominciati con l’ingresso di Iren) che ha una procedura molto lunga e complicata (le gare sono ferme in quasi tutta Italia), ma che andrà comunque fatta. Il punto in ogni caso è dare risposta, al di là, o insieme alla vicenda giudiziaria, a quella domanda dietro alla quale si potrebbe celare un attivismo che si fa fatica a spiegare solo con una sentimentale battaglia per difendere un numero di matricola.



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