La parabola del Pd: da partito guida a punchingball della politica – IL CIRIACO

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Non si tratta di accanimento terapeutico, credeteci, e nemmeno di quella incontrollabile e, sicuramente, censurabile voglia che ogni tanto ti assale e ti porta, come si dice, a “sparare sulla croce rossa”, ma nel meraviglioso mondo del Partito Democratico le cose accadono con una cadenza quasi quotidiana, mettendo a dura prova l’umana capacità di meravigliarsi. Il partito del commissariamento infinito, dei congressi decisi in tribunale, delle tessere gonfiate, delle correnti che spuntano come funghi, si sta caratterizzando per essere diventato il “punchingball” della politica irpina. Non mi fanno candidare a sindaco? Bene, lo faccio lo stesso contro il Pd e, una volta eletto, iscrivo quasi tutta la mia maggioranza al quel partito a cui ho fatto la guerra, al comune ma non solo. Mi candido a sindaco contro il Pd, dicendone peste e corna e aiutando il candidato avversario a vincere il ballottaggio contro il candidato sostenuto dal Pd? Che problema c’è: un anno dopo quello stesso Pd mi candida a sindaco col sostegno di gran parte di coloro ai quali avevo detto peste e corna, compreso quel candidato sindaco che avevo contribuito a far perdere. E così, di capolavoro in capolavoro, eccoci al gran ballo delle regionali dove il copione viene ripetuto ma in grande stile, partendo dai livelli superiori: il Governatore uscente sgradito e da giubilare, approfittando dell’alibi offerto dall’alleanza di governo da replicare sui territori. Ma poi arriva l’emergenza sanitaria, quel Governatore si riprende la scena e diventa il protagonista assoluto. E il Pd? Si adegua seduta stante: mai dubitato della ricandidatura di De Luca, anzi massimo sostegno e piena autonomia, ricordando quel vecchio film “con la faccia sotto i tuoi piedi e non ti chiediamo nemmeno di stare fermo”. De Luca ringrazia e comincia a costruire la sua “invincibile armata” imbarcando transfughi del centrodestra (spaventati per una possibile mancata ricandidatura o furbi perché hanno intuito che le cose sono cambiate rispetto a febbraio) e delusi dal Pd, anzi dalla non candidatura col Pd, che, ricordiamolo, è pur sempre il suo stesso partito. E così le liste del Presidente aumentano giocoforza perché è impossibile tenere a freno tutte le aspirazioni, vale per tutta la Campania: da Napoli (dove lo scontro tra il segretario provinciale e quello regionale, deluchiano di ferro, è durissimo) ad Avellino dove molti amministratori (con tessera Pd) sono pronti ad “accomodarsi” nelle oramai mitiche “civiche” diventate stanze di compensazione per ambizioni frustrate. E allora il Pd? Non può dire nulla perché ha già i suoi problemi nel formare la lista ufficiale, quella col simbolo del partito, tra candidati in sovrannumero, in campo da mesi, uscenti blindati (della primissima, della seconda e pure dell’ultima ora) ed equilibri da rispettare. Dentro questa cornice, che gli addetti ai lavori si ostinano a chiamare “politica”, c’è il caso dell’ultima ora, ovvero la visita del Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, ad Avellino prevista per lunedì. Un’iniziativa organizzata dal consigliere delegato di De Luca per le Aree Interne, Francesco Todisco, a cui il commissario provinciale del, Aldo Cennamo, non ha mancato di far arrivare il disappunto e la delusione per il “mancato invito“. Ecco, il Pd si lamenta per il mancato invito ad una manifestazione dove saranno presenti numerosi sindaci del Pd e conclusa dall’intervento di un ministro…del Pd. Una volta sarebbe diventato un caso politico, adesso è la conseguenza logica dello stato in cui è ridotto un partito.



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