Idee Resistenti. Le foto e la playlist di Pio Francavilla – IL CIRIACO

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Pio Francavilla, foto di Aldo Marrone

Pio come hai trascorso questo periodo lontano da casa e in quarantena nella zona più contagiata d’Italia?

“Beh un pò come molti, nella speranza che la provincia di Como non diventasse “zona rossa” come le altre della Lombardia. Sono lontanto da casa (anche se sono abbastanza abituato a questa condizione dal lontano 2001) dall’Epifania 2020. La Lombardia è in lockdown dalla seconda metà di febbraio e, vista l’allarmante capacità e modalità di diffusione del virus, ho preferito proteggere i miei familiari restando a casa in quarantena (come stabilito dal decreto e successivi aggiornamenti) oltre al fatto di aver attivato la DaD Didattica a Distanza come unico e solo strumento per continuare il mio supporto didattico di quest’anno, dedicato al sostegno. Con non  poche preoccupazioni, telefonavo infatti ai miei familiari, che hanno superato i 70 anni, cercando di far capire che si sarebbero dovuti preparare a cambiare abitudini se volevano che tutto proseguisse nel migliore dei modi.
E con l’importante supporto morale dato dalla “mia” Gaia, adottata in canile sei anni fa”.

Come hai vissuto questo momento come insegnante?

“La “didattica a distanza” mi ha messo davanti ad una realtà ed ad una metodologia completamente diverse dalla didattica in presenza e dopo circa tre mesi si è rivelata, a seconda delle dovute sfumature funzionali, più o meno fattibile ed è stata un banco di prova per una “conversione” o alternativa, in un futuro neanche tanto distante, se penso alle direttive del Ministero della Pubblica Istruzione per il prossimo anno scolastico. Il “segreto” è nel sapersi organizzare, dopo il primo periodo di assestamento, e capire come gli studenti riescano a interagire con questa nuova visione della didattica”.

Cosa hai imparato da questa esperienza?

“Più che “imparare” ci si deve “adattare”, è questo il vero modo, secondo me, per sopravvivere, così come fanno i virus, si adattano e mutano, altrimenti si resta indietro e si viene “estinti”. Altre opzioni non le conosco per sopravvivere. Unite poi alla pazienza e resistenza a questa situazione che ti obbliga a certi comportamenti ed azioni limitate.
E per ultima..una buona connessione internet!”.

Hai recuperato qualcosa che tralasciavi da tempo o fatto qualcosa che da tempo volevi fare approfittando del lockdown?

“Come designer, prestato da qualche anno alla didattica, ho sempre qualcosa da realizzare e da modificare, anche se non essendo a CASA mia dove ho altro tipo di attrezzatura, nonostante tutto. Ho partecipato a due sketchmob da casa (info sketchmobitalia) ripreso e terminato, finalmente riuscendo classicamente a “disegnare di notte”, le progettazioni 3D di alcuni progetti che temevo aver perso ed altri tralasciati per dedicarli all’insegnamento In effetti il tempo che prima si perdeva per il viaggio per andare e tornare dal lavoro, l’ho sfruttato in modo funzionale e creativo oltre a gestire diversamente gli orari della quarantena.Inoltre la passione per la fotografia e per l’immagine mi permette di “divertirmi” un pò. Ho incrementato l’ascolto della radio, in determinati orari, e ho seguito molti tutorial on line, senza i quali non avrei potuto ampliare alcune conoscenze”.

Cosa ti è mancato di più dell’Irpinia? Qual è la prima cosa che farai una volta tornato a casa?

“Mi è mancatato l’affetto umano familiare e degli amici, anche se dove mi trovo in provincia di Como ho “trovato” una ottima ospitalità che sa “sopportarmi”. Penso alle cose che farò dalla seconda in poi…. riassaporare “il gusto” di una pizza , un caffè alla “vecchia” maniera ed un buon babà, anzi almeno due di mattina presto, e camminare tantissimo per smaltire “il picco” di queste carenze”.

Come ti immagini il futuro? Come cambierà il mondo dopo la pandemia?

“Il FUTURO?…bella domanda! Se penso che la didattica a distanza è stata sfruttata in occasioni straordinarie, diventerà un ordinario “modus operandi”, pari a quelle aziende multinazionali che da anni lavorano riunendosi in remoto a distanza di migliaia di kilometri.
Molto probabilmente cambieranno i rapporti umani del cosiddetto “ambiente” ufficio (es. il poco ma utile tempo “conviviale” passato alla macchina di un orribile caffè automatico) e ancor prima i contratti di lavoro. Ma se da un lato spero in una conversione/visione positiva scaturita durante questa esperienza della pandemia a causa del Covid 19, dall’altro temo che per alcuni, con memoria corta, non abbia insegnato nulla. Comincio a pensare, al solito mio modo ironico, che “saremo meglio preparati alla prossima emergenza”, in modo ironico non più di tanto se non si mettono in campo tutte le strutture e sistemi adatti”.



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