“I pregiudizi sono duri a morire. Di Silvia importa poco a tutti”: Rosanna racconta la sua conversione – IL CIRIACO

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Nelle ultime ore in tutta Italia sta tenendo banco la vicenda della liberazione di Silvia Romano. La 24enne milanese cooperatrice umanitaria fu rapita in Kenya da una banda criminale e ceduta ad un altro gruppo criminale somalo che l’ha tenuta prigioniera per 18 mesi.

La gioia per la sua liberazione, però, ha subito lasciato il passo alle polemiche per la conversione all’Islam, per sua stessa ammissione ed il presunto pagamento di un riscatto per la liberazione. I social sempre più croce che delizia, hanno fatto da megafono alle ricostruzioni più fantasiose, con beceri e feroci giudizi. Questa vicenda ci offre oggi l’occasione di fermarci a riflettere.

Abbiamo chiesto a Rosanna Maryam Sirignano, dottoressa in Studi Islamici, formatrice e cultore della materia Culture, identità religioni, di commentare l’intera vicenda: “Io, come tutte le persone che in questi giorni hanno detto la loro, non conosco Silvia Romano, ma anche se la conoscessi profondamente non avrei diritto di mettere bocca su quello che ha vissuto. Su di lei non ho nulla da dire se non che mi dispiace profondamente per quel che ha subito durante il rapimento e per quello che deve subire oggi: sia chi l’ha insulta, sia chi tenta di difenderla analizzando i particolari della vicenda, ma anche coloro che esultano per la sua conversione, sembrano ridurla ad un simbolo, per sostenere le loro convinzioni già radicate e rafforzare, la loro visione del mondo. Forse di Silvia importa poco a tutti.
Silvia, come tante altre donne, è stata e sarà oggetto di giudizio, di disprezzo, perché è donna, è giovane, ha fatto una scelta di vita particolare come quella del volontariato, per giunta andando dall’altra parte del mondo, e se continuerà ad essere musulmana sarà da molti non capita e non creduta. Spero che allo stesso tempo avrà tante persone amorevoli che la sosterranno e le vorranno bene sinceramente“.

La vicenda di Silvia ha toccato delle corde emotive molto sensibili in Rosanna Maryam, convertita all’Islam dopo un viaggio in Siria quando aveva 23 anni: “Quello che oggi sento dire su Silvia è molto simile a quello che sia nella città di Avellino, ma anche tra i banchi dell’università di Napoli “L’Orientale”, si diceva su di me quando iniziai il mio cammino nell’Islam. Ciò significa che esistono dei pregiudizi che vengono ripetuti, senza riflettere sulla situazione particolare e soprattutto ignorando quello che ci viene raccontato dai diretti interessati. Alcune persone tirarono fuori episodi del mio passato legati a periodi di sconforto e profonda tristezza, per dare delle “prove” della mia debolezza psicologica. Qualcuno raccontò di un presunto matrimonio e di operazioni di coercizione che sicuramente avevo subito. Ci tengo a precisare che le bugie più sorprendenti furono raccontate proprio da colleghi universitari, che non studiavano ingegneria, ma Studi Arabo-Islamici. Da loro mi sarei aspettata più comprensione, ma purtroppo i pregiudizi sono duri a morire, le convinzioni difficili da sradicare. Le persone che hanno raccontato diverse bugie sul mio conto non mi hanno mai chiesto quale fosse la verità, ma anche se avessi avuto l’occasione di smentirle non mi avrebbero creduta. D’altra parte ci sono tante altre persone che non mi hanno fatto domande: tanti amici e amiche non mi hanno mai chiesto di spiegare i motivi della mia conversione, ci sono persone che mi hanno lasciato libera di raccontare quello che volevo e nelle mie modalità, e così ho fatto. Anche tanta gente che ho conosciuto dopo la mia conversione non ha mai nutrito sospetti nei miei confronti e mi ha sempre trattato con gentilezza e rispetto“.

Con Rosanna Maryam cerchiamo di capire qualcosa in più sull’esperienza della conversione: “La conversione, o meglio, intraprendere un cammino spirituale diverso da quello che ci hanno proposto i nostri genitori, è un’esperienza molto complessa e assolutamente soggettiva. In generale come qualsiasi aspetto dell’essere umano, è legato a tanti altri aspetti: emotivo, psicologico, viene influenzato dall’ambiente e dalle circostanze, ma questo accade sempre per i fenomeni umani. Dire che ci si converte solo per la fede, per un’improvvisa illuminazione, è semplicistico: l’essere umano è complesso, sono sempre diverse componenti che formano un’esperienza. Una scelta, seppur libera, è sempre determinata dalle condizioni materiali e dalle circostanze in cui ci troviamo. Stiamo a poco a poco uscendo da una quarantena che può aiutarci a riflettere su questo punto, ad esempio”.

Rosanna Maryam conclude la sua testimonianza raccontandoci un aneddoto risalente al suo periodo in Siria: “Un’amica venne in Siria per studiare arabo con me. Ricordo perfettamente quando l’accolsi all’aeroporto. Lei si fermò un attimo e fece un respiro profondo. Qualche giorno dopo mi confessò di essere stata molto preoccupata per me e di averne pensate tante. Era venuta fin lì per salvarmi, e invece mi aveva trovato serena e sorridente. Mi chiese scusa e oggi racconta di questa meravigliosa storia di amicizia sul mio blog “La mia Siria” (QUI LA STORIA). Ammetto che è stato difficile, inizialmente, proseguire su questo cammino: se non fosse stato per coloro che hanno continuato a relazionarsi a me in modo umano e rispettoso, che mi hanno sostenuta ed incoraggiata, non avrei resistito, perché a volte la fede non basta“.



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