Fino all’ultima fila, l’universo di De Gregori raccontato dal pubblico

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E’ un libro prezioso quello che consegna Mariateresa Franza in “Fino all’ultima fila”, Largo libro editore. Un libro che sceglie di partire dallo sguardo del pubblico per raccontare Francesco De Gregori, lo sguardo di chi non ha mai smesso di riconoscersi nei suoi testi, di cantare le sue canzoni, di fare la fila per andare ai suoi concerti. Come l’autrice, che scopre De Gregori da adolescente, incantata dal mistero dell’universo del cantautore “dal fascino di quell’intreccio di parole, sistemate insieme in un gioco perfetto, con una melodia ed un’armonia altrettanto seducenti”. Un’audiocassetta trovata in casa, registrata chissà da chi, nel tempo in cui ascoltare musica era un privilegio e improvvisamente risuonano le note de ‘La leva calcistica del ’68’. Quella melodia è una rivelazione. O ancora basta un pomeriggio piovoso per innamorarsi del brano “Due zingari” nella versione acustica  “Ecco stasera mi piace così/con quelle stelle appiccicate al cielo/la lama del coltello nascosta nello stivale/ e il tuo sorriso trentadue perle/così disse il ragazzo”. “Mi identificavo – racconta l’autrice – nel sogno adolescente  di quei due ragazzi, nella poesia del loro amore delicato, in quella vita di libertà. Potevo addirittura vederli talvolta, correre mano nella mano, dove accanto al campo le macchine passavano velocemente g li autotreni mangiavano chilometri”. Una scoperta, quella di De Gregori, che si intreccia all’amore per Bob Dylan, cuore dell’universo degregoriano, come testimoniano l’intensità poetica dei testi e la semplicità della musica, affidata alla chitarra e ad un’armonica  a bocca. Poi quell’intervista a “Il circolo Pickwick”, De Gregori racconta John Fante e il suo “Chiedi alla polvere”, per Mariateresa è la conferma della profondità di un artista che non ha mai smesso di consegnare la propria visione del mondo nelle sue canzoni. E così cominciano i pomeriggi trascorsi in camera a provare e riprovare gli accordi di una chitarra, il gioco di trovare sempre qualche corrispondenza tra i versi cantati e la propria vita, fino a convincersi che davvero esiste una corrispondenza di anime.  Come accade per i versi di “Due buoni compagni di viaggio/non dovrebbero lasciarsi mai/Potranno scegliere imbarchi diversi/saranno sempre due marinai” che finiscono per fissarsi nella testa come un’istantanea di ogni distacco. Fino agli appuntamenti dei concerti, scolpiti nella mente “Ogni data di De Gregori per me è sempre stata una sorta di incontro imperdibile. Quasi un appuntamento al bar con un amico a cui tieni molto, a un incontro a cui non vuoi assolutamente rinunciare perché sai che da quel colloquio nascerà in te una nuova consapevolezza, ritroverai te stesso nel riascolto di quelle canzoni che hanno accompagnato diverse fasi della tua vita”.  Poi, l’incontro, la stretta di mano e poche parole dette tutte d’un fiato “Sono una tua fan da venti anni”, di cui si vergognerà l’istante dopo.  Un’esplosione di adrenalina conclusasi con l’intervista ad una radio privata. Tanti anche i ricordi legati al bellissimo tour  di Dalla e De Gregori a Torino, dove si trovava per partecipare a un convegno. Come se le note di De Gregori la inseguissero in qualsiasi parte del mondo. Una storia personale, quella di Mariateresa, che incontra quelle di tanti, come raccontano uomini e donne intervistati dall’autrice e decisi a raccontare il momento in cui hanno scelto il principe come proprio artista. Una moltitudine di voci per dimostrare come davvero De Gregori sia riuscito ad arrivare “Fino all’ultima fila”. Storie come quelle di Donatella per la quale De Gregori era la colonna sonora dei viaggi familiari o Costanza che scoprì De Gregori e la sua “Un guanto”, grazie al primo fidanzatino. Una musicassetta comprata per casa o il campo scuola in cui suonavano a ripetizione “Rimmel”, o un film in cui cantano “La donna cannone”, tra colpi di fulmine immediati e la sensazione di ascoltare qualcosa di diverso. Mentre Angelo ricorda come “Crescere negli anni ’80 con certe canzoni e certi cantautori più che una scelta era uno stile di vita, era come sentirsi partecipe della vita sociale e culturale di un paese che oggi non riconosciamo più” . E’ Guido Guglielminetti nella prefazione a sottolineare “La capacità che hanno le canzoni di portare alla memoria il vissuto di ognuno, l’incontro con la parola poetica del nostro artista è ciò che viene qui spesso sottolineato. La relazione con la poesia è ciò di cui ognuno ha necessità”. Il volume sarà presentato l’8 ottobre nel cortile del palazzo comunale di Nocera. A dialogare con l’autrice i giornalisti Salvatore D’Angelo e Carlo Pecoraro.



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