Fascismo, oltre la neo-propaganda | Corriere dell’Irpinia

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Di Matteo Galasso

Una frase del ventennio fascista che mi ha sempre colpito è ‘’con Mussolini gli Italiani potevano dormire con la porta aperta’’. Partendo dal presupposto che molti Italiani nel ventennio fascista neppure avevano una casa e quindi una vera e propria porta d’ingresso, questa affermazione vuole farci capire che durante il regime la criminalità era stata completamente debellata.

Ma cosa c’è di vero nella propaganda mussoliniana sul poter dormire sonni tranquilli e quindi metaforicamente lasciare aperte le porte di casa? Certo non c’era una grande necessità di fornirsi di porte blindate o di serrature non scassinabili considerando che nelle abitazioni non c’era nulla o quasi da rubare: vista la grave crisi economica che perseguitava gran parte dei nostri connazionali del tempo, nessuno aveva niente se non limitato alla quotidiana sopravvivenza, quindi cosa si poteva rubare? Quei pochi che avevano ‘’qualcosa’’ rientravano in qualche modo nell’entourage di ‘’Sua Eccellenza’’ e del regime, per cui erano intoccabili e se entravi per commettere un furto nei loro palazzi potevi rischiare pene durissime, il carcere o in qualche caso la morte tra atroci sofferenze.

Quindi sarebbe più giusto dire che durante il fascismo chi non aveva nulla in casa poteva dormire con la porta aperta, un po’ come oggi.

Negli ultimi anni circolano sempre più ripetutamente frasi pro-fascismo soprattutto da parte di chi è nato mezzo secolo dopo la fine del regime. Siamo di fronte a un grave problema e ad una forte disinformazione causata spesso da notizie false o manipolate. Accade spesso che i fatti storici non vengano più raccontati come si sono svolti davvero: per smentire tutte le fake news sul Duce e la sua politica  – che ha fatto di tutto ma certo non il bene a questo Paese –, basterebbe ascoltare una persona che ha vissuto quel periodo per ricordare senza faziosità la miseria, la paura e la precarietà di tutti quei nuclei familiari che costituivano la vera ossatura sociale italiana nascosta nella propaganda apparentemente entusiasta di un paese ricco e forte paventata dai cinegiornali. Ogni frase ogni motto pro-fascismo alla luce dell’analisi delle testimonianze reali e dei documenti in nostro possesso può essere smentita: basti pensare al ‘’Benito Mussolini che ha bonificato la maggior parte del territorio paludoso del Paese’’, una delle classiche risposte usate quando dici che il Duce non ha fatto niente di buono. In realtà il il 94 per cento della bonifica del territorio è stata realizzata prima della Marcia su Roma, su iniziativa del Governo ‘’Facta’’, un progetto che è stato poi solo completato dal regime. Un altro slogan è sempre stato che “le pensioni sono state introdotte per la  prima volta durante il Ventennio’’: ma anche in questo caso basta documentarsi per apprendere che le pensioni in Italia furono istituite per la Prima volta nel 1898, 24 anni prima dell’avvento del fascismo, e che tutti gli Italiani avevano diritto alla pensione già da 6 anni prima dell’instaurazione del regime. Basta documentarsi per non cadere in questa trappola: solo arginando queste notizie rimodulate si potrà finalmente far conoscere a tutti ciò che è stato il ventennio Fascista, senz’altro Il momento più buio della storia del nostro Paese.



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