Dalla Desmon di Nusco al mondo: gli ultracongelatori per il vaccino anti Covid – IL CIRIACO

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Arriva da Nusco uno dei contributi più importanti nella battaglia mondiale contro il Covid 19, quello del trasporto e della conservazione del vaccino. Dalla Desmon, azienda di Nusco leader nella produzione di frigoriferi industriali ed altre apparecchiature per la refrigerazione per laboratori scientifici, fondata negli anni ’90 da fratelli Corrado De Santis, insieme al fratello Ciriaco e alla moglie Federica Vozzella, l’intuizione e la produzione degli ultracongelatori che permetteranno, senza l’utilizzo di energia elettrica, di trasportare le dosi dell’antidoto al virus sviluppato da Pfizer e conservarle fino a 40 ore. Corrado De Santis, Ceo dell’azienda, racconta come è nata la sfida produttiva degli ultracongelatori.

Come nasce la sfida della produzione dei congelatori non alimentati?

«Da sei anni facciamo parte di un importante gruppo americano,  Middleby Corporation, leader mondiale nel mercato del contract e della catena del freddo. A luglio siamo stati contattati dai nostri partner d’oltreoceano per capire come gestire la situazione vaccini. Negli States, visto che già dall’estate si stava ragionando del vaccino da conservare a -70°, qualcuno si è posto in tempo il problema di come trasportarlo e farlo arrivare nei centri di somministrazione. E così abbiamo deciso di provarci».

Da un punto di vista tecnico, quali sono state le difficoltà da superare per arrivare a brevettare un prodotto rispondente alle esigenze?

«Sin dall’inizio si è compreso che le criticità principali per la campagna di vaccinazione su scala mondiale, sarebbero stati trasporto e stoccaggio delle dosi. Grazie ad una tecnologia che avevamo sviluppato un po’ di anni fa per un prodotto che, lavorando a 0°, riusciva a mantenere la temperatura senza alimentazione di energia elettrica per cinque giorni, ci siamo messi a studiare per capire come convertirlo per portarlo da 0° a –75°. E poi abbiamo verificato per quanto tempo riusciva a mantenere la temperatura senza energia elettrica, e il periodo stimato è di circa 40 ore. Un tempo sufficiente a far arrivare il vaccino un po’ ovunque nel mondo, non solo in paesi come l’Italia o gli Stati Uniti, ma anche in realtà come l’Africa o il Sud America dove non c’è la fornitura di energia elettrica con la costanza a cui siamo abituati noi. Il nostro secondo prodotto è utile invece per lo stoccaggio a -70°, e viene già attualmente utilizzato per casi specifici da aziende farmaceutiche, Università, ospedali. Desmon ha sempre prodotto frigoriferi da +8° a -40°, i cosiddetti ultracongelatori hanno un range di temperatura che va dai -50° ai -83°, un mercato su cui fino a qualche tempo fa noi non eravamo presenti. Gli States, attraverso i nostri partners, hanno però iniziato a richiederli e abbiamo iniziato sin da subito ad investire sulla ricerca finalizzata a raggiungere l’obiettivo».

Quando partirà la produzione e per quali mercati?

«Gli ultracongelatori saranno disponibili da gennaio in poi. La produzione, compatibilmente con la disponibilità della componentistica che abbiamo già ordinato, dovrebbe partire da inizio 2021. Sono già tante le richieste che ci sono arrivate da diversi paesi stranieri, mentre per quanto riguarda l’Italia solitamente non partecipiamo direttamente alle gare pubbliche bandite dal Governo italiano, perché di questa attività se ne occupano i nostri distributori che poi seguono tutto il percorso dei nostri prodotti, fino alla loro  occupano di tutto, dalla gestione delle gare fino all’istallazione dei nostri prodotti».

Come si arriva a risultati del genere e contribuire alla risoluzione di una pandemia?

«Investendo molto in ricerca e sviluppo. Questa è da sempre la nostra filosofia aziendale che, insieme alla notevole capacità produttiva che ci contraddistingue, rappresenta certamente uno dei motivi per cui siamo risultati appetibili per una grossa multinazionale americana. Mio fratello Ciriaco è a capo del settore ricerca e sviluppo, che è il cuore della nostra azienda. Insieme al suo staff di ingegneri, collaborando regolarmente con diverse Università di Napoli, Salerno e del Sannio, sviluppiamo sempre progetti nuovi ed innovativi che, come si è dimostrato in questa circostanza, si rivelano molto utili. I nostri clienti d’altronde sono molto esigenti e richiedono prestazioni particolari dei nostri prodotti. Collaboriamo anche con gruppi importanti come Walmart e grosse catene come Pizza Hut, che hanno migliaia e migliaia di ristoranti e di stores in giro per il mondo. Quando loro decidono di cambiare i loro frigo, si genera una domanda di diverse migliaia di prodotti che hanno necessità di essere forniti in tempi molto limitati. L’esperienza che Desmon ha maturato, permette oggi di rispondere all’esigenza di velocità nella produzione degli ultracongelatori. Ma è chiaro che nessuno avrebbe mai potuto immagine di ritrovarsi a vivere una pandemia come quella del Covid. Credo però che siamo tutti molto coscienti della gravità della situazione e del fatto che solo un vaccino distribuito a quante più persone al mondo, possa farci uscire fuori da questo tunnel. Svolgere un piccolo ruolo in questa missione, chiaramente ci fa molto piacere e ci inorgoglisce che la produzione degli ultracongelatori avvenga proprio in Irpinia».

Desmon è appunto una realtà imprenditoriale irpina. E’ la dimostrazione che anche in una provincia dell’entroterra caratterizzata da nuclei industriali deserti, si può fare ancora impresa a certi livelli?

«Nella nostra provincia ci sono tante realtà industriali importanti, molto poco conosciute in Irpinia e magari anche in Italia, ma che si contraddistinguono sui mercati internazionali. E questo dovrebbe inorgoglire qualsiasi irpino e far rivalutare le intuizioni che in passato hanno permesso a queste aziende di nascere e lavorare sul territorio e raggiungere livelli raggiunti. Il nostro è l’esempio che anche in territori come il nostro, si possono offrire opportunità a tutti coloro i quali hanno voglia di fare, di esprimersi, di acquisire competenze e dimostrare passione. Bisogna fare in modo che anche in Irpinia ci sia la possibilità di sviluppare progetti innovativi. Se questo accade, a crescere non è la singola azienda, ma tutto il territorio».



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