Avellino calcio, D’Agostino è nel “pallone”: futuro nero – SportAvellino.it

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“Più scura della mezzanotte non si può”. E’ la situazione in casa Avellino. Errori su errori negli anni passati, errori dai quali nessuno ha imparato nulla. Anzi. Sembra quasi che lo facciano quasi con intenzione a ripetere ossessionatamente una condotta intenzionalmente masochista. Per ora, a bocce ferme, si sa solo che Rastelli è ancora l’allenatore. Forse, aggiungiamo noi, perchè il pasticcio del contratto fortunatamente voluto da Giovanni D’Agostino (e non da altri ndr…) non è andato giù nemmeno al papà che poi l’ha firmato sull’onda dell’entusiasmo con la speranza che un allenatore, avesse potuto cambiare le sorti di un’annata cominciata male e finita peggio.

Ma c’è di più. padre e figlio stavolta non sono allineati nelle decisioni sportive. La scelta del direttore sportivo è solo la punta dell’iceberg. Gente che arriva (Salvini ndr) e se ne va. Scappando. Quasi a voler elegantemente far capire che il problema non è sul “campo” ma dietro le scrivanie. Dove Giovanni D’Agostino ha assunto pieni poteri pur non avendone le capacità e le esperienze sportive.

E allora che ne sarà dell’Avellino? Le doti di Angelo Antonio D’Agostino, a livello imprenditoriale, non si discutono. Un imprenditore vero, partito dal basso e salito piano piano fino a creare un impero. Un falco, un manager nel campo edilizio, delle infrastrutture, nel mercato privato del gas e della luce, nel campo automobilistico e dell’informazione.

Ma il calcio è un’altra cosa. E D’Agostino paga l’inesperienza nel settore, acuita aggiungiamo con critica costruttiva, di aver affidato tutto nelle mani del figlio che, più inesperto di lui, lo ha spinto a scelte e decisioni sbagliate. Ad affidarsi a uomini di mercato sbagliati, ad ingaggi onerosi e contratti che nemmeno in Serie B si vedono.

Di qui la scelta del papà di mettere momentaneamente in stand-by il direttore generale e assumere il controllo cercando sul mercato uno dei migliori diesse, fino a qualche anno fa, in circolazione. Ma anche qui, altro errore. Perinetti, legato ad un altro anno di contratto, non era un dirigente libero. Per di più, ora, persino retrocesso con un Brescia in fiamme e un Cellino contestato e quasi costretto alla fuga dopo lo spareggio perso contro il Cosenza.

I tempi rischiano di allungarsi e conoscendo Cellino, uno che le cose le lega al dito e non bada ai soldi, difficilmente libererà Perinetti. L’Avellino perde altri giorni, perde altro tempo quando poteva partire in anticipo con la programmazione sul mercato e agire con tranquillità.

Insomma, siamo alle solite. Servirà un miracolo, una svolta e forse anche un pò di fortuna. Di certo c’è che D’Agostino ha perso tutti i bonus concessi dalla piazza per aver “salvato” l’Avellino.

Quello che sta per aprirsi, sarà l’anno del dentro o fuori. Ma bisognerà capire dagli ultimi bilanci depositati se la società è in salute. Fino allo scorso anno, la situazione non era delle più floride. Anzi. Bisognerà capire se buona parte dei debiti pregressi a bilancio sono stati ripianati, se c’è stata una ricapitalizzazione, se c’è stato un ricorso a finanziamenti bancari. Bisognerà attenderne la pubblicazione ed analizzarli. Per capire se davvero l’Avellino è in salute e se per D’Agostino il calcio giocato è una priorità.



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