Abusi, condannato don Livio | Corriere dell’Irpinia

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PRATA – Abusi sessuali su un 13enne, condannato don Livio Graziano fondatore di una cooperativa sociale per l’assistenza alle persone con problemi di depressione e disturbi dell’alimentazione a Prata Principato Ultra. Il pm Lorenza Recano al termine della sua requisitoria ha chiesto 11 anni di reclusione per il fondatore della struttura i “Figli di Emmaus”, struttura di Prata Principato Ultra. I giudici della Corte di Assise al termine di una lunga camera di consiglio hanno condannato Don Livio ad 8 otto anni di reclusione. La sentenza dei giudici del Tribunale di Avellino, riformulando la richiesta di condanna a 11 anni presentata dal pubblico ministero a conclusione del dibattimento, ha ritenuto don Livio colpevole dei reati contestatigli anche se ha escluso l’aggravante costituita dal pagamento in denaro o in altra natura per ottenere le prestazioni sessuali. I giudici hanno ritenuto credibili le accuse nei confronti del sacerdote da parte del ragazzino. Accuse supportate, secondo il collegio giudicante, da messaggi telefonici, foto, video e materiale sequestrato al sacerdote. Esclusa l’aggravante della consegna di denaro in cambio di rapporto sessuale. I difensori del sacerdote Aufiero e De Cicco ricorreranno in Appello in quanto “padre Livio è innocente“. Nelle precedenti udienze i tre consulenti nominati dalla difesa dell’imputato – rappresentata dagli avvocati Gaetano Aufiero e Gianpiero De Cicco hanno tentato di smontare l’impianto accusatorio mosse nei confronti del loro assistito. In particolare uno dei consulenti mise in evidenza alcune circostanze che di fatto escluderebbero le ipotesi contestate all’imputato .Secondo il medico legale una delle foto, messe agli atti dagli organi inquirenti, in cui è ritratta la vittima dei presunti abusi e un uomo, non sarebbe riconducibile a Don Livio per la mancata corrispondenza tra le gambe dell’imputato e quelle ritratte nella foto. Al processo di primo grado si è arrivati dopo la denuncia presentata dal padre del ragazzino. La vittima era stata ospitata presso la struttura gestita da don Livio nel periodo tra giugno e settembre 2021, e la denuncia sarebbe arrivata poco dopo il suo rientro a casa. A presentare denuncia fu il padre della vittima, poi le indagini dei Carabinieri avrebbero accertato gli abusi: il racconto del 13enne, ascoltato in ambiente protetto con il sostegno di psicologi, fu ritenuto attendibile dai professionisti e dagli inquirenti, a supporto dell’accusa una serie di riscontri, come i messaggia sfondo sessuale inviati dal sacerdote sul cellulare del tredicenne. La misura cautelare per il religioso fu emessa il 26 ottobre 2021, dopo che le indagini coordinate dal procuratore Domenico Airoma partirono a seguito della denuncia presentata dal padre del ragazzino. Gli inquirenti ritennero di avere tutte le prove dei presunti abusi subiti dal 13enne. Don Livio, che non è alle dipendenze della Diocesi di Avellino, dopo aver trascorso alcuni anni in ritiro spirituale presso il Santuario di Montevergine aprì ad Avellino un ufficio di consulenza nutrizionista e fondò la cooperativa sociale «Effatà, Apriti» con sedi nei comuni di Parolise e di Prata Principato Ultra.



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